Ultimo saluto a Bulgarella: camera ardente e funerali

Un ultimo saluto ad Andrea Bulgarella sarà possibile renderlo domani a Trapani, dove verrà allestita la camera ardente negli uffici del suo Gruppo, in via San Giovanni Bosco. I funerali si terranno martedì nella chiesa di San Marco, a Valderice.

Bulgarella, 79 anni, si è spento a Pisa dopo una lunga battaglia contro una grave malattia. La notizia della sua scomparsa ha suscitato profondo cordoglio a Trapani e non solo. Numerosi i messaggi di vicinanza alla famiglia, condivisi sui social da amici, conoscenti e semplici cittadini.

Imprenditore edile di primo piano, Bulgarella è stato anche presidente del Trapani Calcio. Nel 2015 il suo nome finì nel registro degli indagati della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, nell’ambito di un’inchiesta condotta dal ROS dei Carabinieri. L’indagine riguardava presunti reati finanziari aggravati dal favoreggiamento mafioso, con sospetti legami – diretti o indiretti – con il boss latitante Matteo Messina Denaro. Accuse che Bulgarella ha sempre respinto con determinazione.

Da quel momento la sua vita, sia personale che professionale, cambiò radicalmente. Quelle accuse, rivelatesi infondate, ne hanno compromesso l’immagine pubblica e danneggiato gravemente attività imprenditoriali costruite in decenni di lavoro. Da imprenditore di successo a simbolo di sospetto, senza colpa.

Solo successivamente arrivò la verità: il giudice per le indagini preliminari di Firenze ne ha riconosciuto l’assoluta estraneità ai fatti. Nessun riciclaggio, nessun legame con ambienti mafiosi. L’inchiesta fu archiviata e l’incubo giudiziario terminò. Ma le ferite, profonde, non si sono mai rimarginate.

Specializzato nel recupero e restauro conservativo di immobili storici, trasformati in strutture ricettive di pregio e resort di lusso, Bulgarella ha continuato la sua battaglia anche dopo la fine dell’inchiesta. Con coraggio, ha denunciato pubblicamente quello che definiva “il sistema Trapani”, presentando un esposto dettagliato alle Procure di Caltanissetta e Genova, corredato da un lungo memoriale.

Un atto d’accusa lucido e coraggioso, ricco di nomi, fatti e circostanze, che testimonia la determinazione con cui ha cercato giustizia fino all’ultimo. Una lotta personale contro i mulini a vento, nella quale non ha mai smesso di credere.