Corruzione, si allarga l’inchiesta che ha travolto l’Ars

Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta della Procura di Palermo sui fondi elargiti dall’Assemblea regionale siciliana. Dopo il presidente Gaetano Galvagno, finito sotto indagine per corruzione e peculato, ora nel mirino c’è anche l’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata. Entrambi in quota Fratelli d’Italia, entrambi destinatari – lo scorso gennaio – di una proroga delle indagini.

L’accusa per l’esponente del governo Schifani è quella di aver distribuito contributi pubblici come se fossero coriandoli, privilegiando eventi e manifestazioni nel suo feudo elettorale: Messina. Finanziamenti che, secondo l’informativa della Guardia di finanza, avrebbero avuto un ritorno concreto per politici e collaboratori, sotto forma di “utilità”. Tradotto: favori, vantaggi, benefit. Il solito giro.

“Siamo tranquilli”, taglia corto l’avvocato di Amata, Stefano Campanella. E giura sull’estraneità della sua assistita. Ma i nomi che compaiono nell’inchiesta fanno rumore: tra questi, il capo di gabinetto vicario Giuseppe Martino e Valeria Lo Turco, segretaria particolare dell’assessora fino a gennaio. Le due, Amata e Lo Turco, dividevano un appartamento a Palermo, proprietà di Marcella Cannariato. Chi è? La vicepresidente della Fondazione Dragotto, moglie dell’imprenditore Tommaso Dragotto, patron di “Sicily by Car”. Anche lei è indagata per corruzione.

La Fondazione, secondo la Procura, avrebbe beneficiato di fondi pubblici in modo tutt’altro che trasparente. E sebbene l’indagine non tocchi il Teatro Massimo, proprio da lì è arrivato il primo effetto collaterale: su richiesta del sindaco Lagalla, la Cannariato ha lasciato il Consiglio d’indirizzo della Fondazione lirica palermitana.