Trattata come una criminale, il caso di Betty D’Amico

Trattata come una pericolosa criminale, espulsa appena atterrata in Egitto per la sua identità sessuale. È quanto accaduto a Betty D’Amico, originaria di Trapani, costretta a rientrare in Italia con il primo volo disponibile subito dopo l’arrivo all’aeroporto di Sharm el-Sheikh.

La donna si trovava in vacanza con la nipote, alla quale aveva regalato il viaggio per festeggiare i suoi 18 anni. Ma quella che doveva essere una tranquilla settimana di relax si è trasformata in un incubo.

«Appena hanno controllato il mio passaporto, sono stata bloccata. Mi hanno detto che ero “persona non gradita” e hanno avviato le procedure per espellermi», racconta Betty, ancora scossa. «Mi hanno trattata con disprezzo, come se avessi commesso un crimine. Sono stata sballottata da un ufficio all’altro, sono stata derisa. È stata un’umiliazione totale».


Rientrata in Italia, Betty ha denunciato l’accaduto all’Arcigay di Milano. «È inaccettabile. Non solo sono stata discriminata, ma mia nipote è rimasta traumatizzata. Piangeva e tremava mentre mi portavano via, ordinandomi di lasciare immediatamente il Paese».

Betty D’Amico è una persona solare, sempre allegra e con il sorriso sulle labbra. A Trapani non ha mai conosciuto la discriminazione: è amata e rispettata da chi la conosce, circondata da amici che le vogliono bene. Proprio per questo, quanto accaduto ha il sapore dell’assurdo. Nessuno, tantomeno lei, meritava un’esperienza così umiliante e surreale.
“Andrò fino in fondo – dichiara con fermezza – perché è stata calpestata la mia dignità e mortificata la mia persona.”