Oggi alle 14 in punto nella chiesa delle Anime Sante del Purgatorio si è tenuto un momento di preghiera con il vescovo Pietro Maria Fragnelli. La celebrazione si è conclusa con la lettura di un testo scritto da Giuseppe Vultaggio che pubblichiamo di seguito.
CORONA…E FU SENTENZA!
Son 400 anni, era il Seicento,
quand’è che prese vita, come aurora,
la processione che, con fare lento,
ancora oggi, a Trapani, dimora.
Diciotto vare, la Madonna e il Cristo
realizzate con grande maestria,
con legno, tele e con sughero misto,
con l’arte del carchet1 di casa mia.
Portate a spalla, sono venti vare2,
poggiate sulle spalle dei massari3,
concretizzate da maestranze rare,
scultori, intagliatori, artisti rari.
Artisti dal talento innato e vero
come Giuffrida, Li Muli e Pisciotta;
Lombardo i Nolfo e ancor
Beppe Cafiero
e poi Tartaglia, il Milanti e Ciotta.
Come a scontare un misterioso arcano,
al “Purgatorio” vennero allocati
la chiesa che, nel suo immenso piano,
li offre come quadri inargentati.
Sono affidati a arcaiche maestranze,
congregazioni d’arti e di mestieri,
che, rispettando religiose usanze,
li curano con sentimenti veri.
Venerdì Santo si esce in processione,
ad uno ad uno, lenti tra la gente,
raccontano, del Cristo, la Passione
in modo delicato…mestamente.
Son gli orafi ad aprir la processione,
e c’è Giovanni, insieme, con Maria,
si rappresenta la “Separazione”,
col Cristo sofferente che va via;
dei piedi, la “lavanda” si racconta,
nel gruppo ch’è affidato ai pescatori,
si vede un servo e Pietro che sormonta,
inginocchiato il Cristo, in mezzo ai fiori.
Pronti, a seguire, sono gli ortolani.
Un angelo, sul monte degli ulivi,
ha un Calice tenuto tra le mani,
gli apostoli riposano giulivi.
Il gruppo, ai metallurgici affidato,
racconta del momento dell’arresto;
Giuda ha tradito, Cristo è ammanettato,
sguaina la spada Pietro, con un gesto;
Nel mentre che al Sinedrio è accompagnato,
vicino al Cedron cade e non va avanti,
dalle due guardi viene trascinato.
La vara è affidata ai naviganti.
Il quadro, ai fruttivendoli concesso,
“Gesù dinanzi ad Hanna” rappresenta,
il Sacerdote altero, il Cristo oppresso,
la guardia con lo schiaffo lo tormenta…
La “Negazione”, gruppo dei barbieri,
parla di Pietro che, con cuore infranto,
con Cristo, nega di esser amici veri…
d’un gallo, ben tre volte, si ode il canto.
Portano, i pescivendoli, Re Erode,
dinanzi a lui Gesù viene umiliato;
un servo ride, un giudeo ne gode,
lo scriba guarda disinteressato.
Gesù a una colonna, ora, è legato
e insultato da offensivi cori
con rovi e cattiveria è flagellato.
È l’opera affidata ai muratori.
Il gruppo dei fornai avanza lento,
qui si evidenzia l’incoronazione,
viene beffato con fare irruento,
si legge in viso la rassegnazione.
La vara, che ai calzolai è affidata,
ci mette in evidenza il Cristo umano,
con lui Pilato sulla balconata
che lo presenta al popolo sovrano.
Ai macellai è affidata la “Sentenza”,
raccontano di insulti sovraumani
mentre Pilato, per pulir coscienza…
lava dinanzi al popolo le mani.
Col Cireneo procede verso il monte
ma a terra il Cristo cade ormai distrutto
mentre una donna lava la sua fronte.
Questa è la vara del popolo tutto!
Segue la vara dell’abbigliamento
che ci racconta della spogliazione
siamo al Calvario, è l’ultimo momento
che gli precede la crocifissione.
Ora è un momento di gran sofferenza,
il gruppo è quello dei maestri d’ascia,
la croce si solleva con violenza,
il corpo del “Signore” che si accascia.
Finisce Gesù Cristo la Passione,
si spengono le luci e i riflettori,
un tuono segna la Crocifissione
che viene raccontata dai pittori.
Ai sarti e tappezzieri fu affidato
un quadro amaro: la Deposizione!
Si dice fu Giuseppe che ha pagato
per dare al Cristo dignitosa unzione.
Ora al sepolcro viene accompagnato,
con volti mesti e con gli sguardi amari,
si piange con dolore il Cristo amato.
La vara è dei mastri salinari.
La massima espressione del dolore
è il viso di Gesù dentro la bara.
Sono i pastai che, con grande amore,
lo portano con cura sulla vara.
La Vara dei baristi e pasticceri
vanta il trasporto dell’Addolorata
che immensa, e avvolta nei tristi pensieri,
piange su figlio, docile e accorata.
Con lei finisce questa processione
compita con dei sacrifici veri…
Nessuno sa capirne la ragione,
per questo qui, si chiamano “Misteri”.
Però quest’anno resta tutto fermo,
silenti come al tempo del conflitto,
un fermo destinato a essere eterno
per non scordare l’urlo di un delitto.
Pare che il male…voglia far più male,
opprimere e annientare il vero amore,
seppure abbia insegnato quanto vale
un grande abbraccio dato con il cuore.
È il Santo venerdì ventiventuno
è tutto strano, sono un po’ confuso,
le vare non li alzerà nessuno,
quest’anno quel portone starà chiuso.
Non so se, come e quando,
ne usciremo
ma si conferma, qui,
una storia immensa:
una corona rossa ha messo un freno,
una corona e fu…triste sentenza!
(Giuseppe Vultaggio)