Morirono in una tranquilla mattina di aprile, in una Sicilia baciata dal sole. Morirono mentre vivevano la semplicità della routine quotidiana: andare a scuola Furono strappati alla vita all’improvviso, senza sapere di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. I loro corpi diventarono uno scudo involontario contro l’esplosione destinata a colpire il giudice Carlo Palermo, giunto da Trento per portare avanti la sua battaglia contro la mafia.
Era il 2 aprile 1985 quando un’autobomba spezzò la loro esistenza, lasciando una ferita indelebile nella storia del Paese. Oggi, a distanza di quattro decenni, Trapani, la Sicilia e l’Italia intera ricordano quel drammatico giorno.
Stamattina, al Parco della Memoria di Pizzolungo, si è tenuta la cerimonia ufficiale, volta a ricordare e mai a dimenticare. Alla presenza delle autorità civili e militari, delle istituzioni e di tanti cittadini, studenti di scolaresche provenienti da varie parti di Italia, è stata deposta una corona di fiori in onore di Barbara, Salvatore e Giuseppe. Tanti gli interventi da Daniela Toscano, sindaca di Erice, a Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera; dal Prefetto, Daniela Lupo, al giudice Carlo Palermo.
Tutti impegnati a trasformare il dolore in forza e il ricordo in azione. Perchè non basta commemorare, ma costruire una società libera dalla paura e dall’oppressione mafiosa, affinché tragedie come quella di Pizzolungo, non si ripetano mai più.
di Valeria Marrone