“Non mi dispiace che Trapani non abbia conosciuto la serie A, ma che la serie A non abbia conosciuto Trapani”. Questa è una delle frasi che rimbomba ancora a distanza di tempo nelle menti dei tifosi granata. A pronunciarla fu Serse Cosmi dopo la sconfitta con il Pescara nella finale play-off del campionato di serie B. Quella gara rappresentò il massimo risultato nella storia dello sport trapanese: il Trapani ad un passo dalla serie A. Era il giugno del 2016, quattro anni di distanza che oggi agli occhi dei supporters trapanesi appaiono assai lontani, un’era geologica. Da quel momento il Trapani Calcio ha registrato un declino societario e, di conseguenza, sportivo. Tutti sul carro del vincitore, a godere il momento storico senza pensare al domani. Ma furono diversi gli errori di programmazione commessi dopo quella finale. Inoltre la vicenda giudiziaria “Mare Nostrum”, che coinvolse i vertici della Liberty Lines, primo sponsor dei granata, pur non avendo dirette conseguenze sul Trapani Calcio, portò però al disimpegno della famiglia Morace e poi alle successive difficoltà societarie, a tutti note. Un susseguirsi di corse hanno caratterizzato gli ultimi 4 anni e correndo, in affanno, si sa, perdere pezzi per strada è facile.
Dare colpe ad unico individuo, ricercare un unico capro espiatorio, sarebbe semplice ma oltre modo riduttivo: anche perché, probabilmente, anche la città di Trapani, nel suo complesso di tessuto sociale e imprenditoriale, alcuni errori, soprattutto di colpevole distrazione, li ha commessi in questi anni sportivi presi in esame. In qualche modo il Trapani dovrà ripartire, ma alle spalle occorre avere una programmazione di lungo periodo che possa vedere stabilmente le maglie granata nel rettangolo verde di gioco, a inseguire quel pallone che ha emozionato migliaia di trapanesi. Serve coraggio per farlo: per il Trapani Calcio, per i suoi tifosi, e per la città di Trapani.