Giuseppe Catalano era giovanissimo quando fu ammazzato nelle trincee della I guerra Mondiale. «Immolatosi con la fede dei suoi 20 anni alla Patria auspicando l’ultima vittoria al valore italiano». Così recita la lapide nel cimitero di Trapani allineata tra tante altre nel sacrario militare dedicato ai Caduti. La retorica scolpita sulla pietra non restituisce ciò che furono le trincee: sangue, fango, fame, freddo, febbre, pidocchi, sporcizia. E paura. Tra i soldati sepolti nel nostro cimitero, tanti appartenevano alla brigata “Trapani”. La poesia più famosa e che più di tutte traduce la condizione dei militari che combatterono la Grande Guerra è “Soldati” di Ungaretti che così recita: Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie”. I martiri di quel massacro, che il conflitto ha privato, per sempre, della loro gioventù, sono state ricordate come ogni anno oggi con la tradizionale messa solenne del 2 novembre, officiata dal vescovo Pietro Maria Fragnelli, che si è svolta presso il sacrario militare. Un momento di ricordo che porta a riflettere sui tanti conflitti che ancora oggi affliggono tante popolazioni in diversi angoli del mondo. Dopo l’alzabandiera e l’Inno D’Italia, ad accendere il cero votivo posizionato sull’altare, il viceprefetto Baldassare Ingoglia, accompagnato da due studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Leonardo Da Vinci, poi la deposizione della corona d’alloro alla memoria delle vittime di tutte le guerre.
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