La cattura di Matteo Messina Denaro, la svolta in un “pizzino”

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Un “pizzino” avrebbe portato alla cattura di Matteo Messina Denaro, dando la svolta decisiva a indagini andati avanti per più di 25 anni.

Gli investigatori lo hanno ritrovato a casa della sorella del boss, Rosalia arrestata all’alba di oggi dai carabinieri del Ros. Era nascosto nell’intercapedine di una sedia, Un appunto dettagliato sulle condizioni di salute del capomafia castelvetranese, scritto da Rosalia, che hanno messo i militari dell’Arma sulla pista giusta. L’input che, lo scorso 16 gennaio, ha portato alla cattura del super latitante bloccato mentre si stata recando ad eseguire il ciclo di chemioterapia alla clinica “La Maddalena” di Palermo. Il “pizzino” è stato scoperto dai carabinieri del Ros lo scorso 6 dicembre scorso mentre stavano piazzavano una microspia nell’abitazione della donna che viveva da sola. La “cimice” venne piazza nel salone dove Rosalia era solita stirare. Smontando la gamba di una sedia di metallo hanno rinvenuto un biglietto in cui c’era il diario clinico del boss, scritto sulla ricevuta di un vaglia inviato, dalla donna, al figlio detenuto. Il “pizzino” non venne sequestrato, ma rimase al suo posto. In un passaggio, in riferimento al tumore di Matteo Messina Denaro, si legge «è ritornato nel colon in tre punti» ma anche «fianco destro e sinistro». In basso, invece, vengono menzionate alcune cure a cui sottoporsi: «fare tre cicli» e «gennaio 2022 altra tac». Da quel “pizzino” è stato avviato un lavoro di intelligence. Gli investigatori, infatti, avviarono degli accertamenti, prima al ministero della Salute e poi sulle banche dati sanitarie nazionali. In questo modo arrivano a identificare un maschio di età compatibile con quella del latitante che si è sottoposto agli stessi interventi chirurgici indicati nell’appunto. Si trattava di Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara e nipote del boss locale.

I tabulati telefonici, però, hanno dimostrato che il geometra non poteva essere il paziente oncologico di cui si parlava nel pizzino, perché nei giorni in cui il malato subiva le operazioni, una a Mazara del Vallo l’altra a Palermo, Bonafede si trovava a casa sua a Campobello. Andrea Bonafede era l’alias di Matteo Messina Denaro. Il 16 gennaio il blitz a Palermo.