Bambini che attendono mesi, a volte anni, per ricevere terapie essenziali. Famiglie costrette a scegliere tra la salute dei propri figli e la sopravvivenza economica. Diagnosi precoci che rischiano di restare lettera morta. In provincia di Trapani, si consuma in silenzio una delle crisi sociali più profonde e meno raccontate: quella del diritto alla cura per le persone con disabilità.
A portare alla luce questa emergenza è l’avvocata Tiziana Barone, Garante della persona disabile del Comune di Trapani, che ha inviato un esposto formale alle autorità sanitarie locali e regionali. Un gesto nato, dice, «dalla voce di chi ogni giorno chiede aiuto e non trova risposte».
«Dietro le mie parole ci sono storie vere — racconta Barone —. Genitori allo stremo, bambini che restano in lista d’attesa per uno, due anni, mentre la finestra del recupero si chiude lentamente. Parliamo di prestazioni ambulatoriali riabilitative, fondamentali per bambini con disturbi dello spettro autistico, deficit motori o del linguaggio. Ogni mese perso equivale a un’occasione mancata. E quando le terapie arrivano troppo tardi, il rischio è quello di rendere cronico ciò che si poteva affrontare con efficacia».
Le segnalazioni arrivate al Garante riguardano i principali centri convenzionati con l’ASP, come la Fondazione Auxilium, il CSR-Aias e l’Oasi Torretta Onlus. Secondo quanto riferito, le richieste superano di gran lunga le disponibilità, e le attese si allungano a dismisura.
«Questa non è solo una disfunzione amministrativa — prosegue Barone —. È una vera e propria violazione del diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Il servizio pubblico non può limitarsi a prevedere una prestazione: deve garantirne l’accesso concreto, tempestivo, dignitoso. In caso contrario, è solo una promessa a metà».
La Garante aveva già sollevato il problema lo scorso 13 febbraio, durante un tavolo tecnico con la dirigenza dell’ASP. Ma da allora, dice, «nulla è cambiato in modo sostanziale».
Da qui la decisione di inviare un esposto, per chiedere un confronto serio e risposte operative.
«Chiedo prima di tutto trasparenza — incalza —. È necessario conoscere con precisione le ragioni del divario tra domanda e offerta. E poi servono misure straordinarie: più convenzioni, più personale, più risorse. Perché la salute non può aspettare. E non può diventare un lusso per pochi».
Il rischio, denuncia Barone, è quello di una sanità a due velocità. «Le famiglie meno abbienti spesso rinunciano alle cure. Si fanno debiti, tagliano su tutto, o smettono di sperare. È inaccettabile che la disabilità diventi anche un problema economico. In una società civile, questo non può accadere».
Il suo messaggio è semplice, ma diretto: «Ogni bambino, ogni persona con disabilità, ha diritto a una presa in carico tempestiva, continuativa e adeguata. Le istituzioni devono ricordare che dietro ogni pratica c’è una vita. E che l’indifferenza, in certi casi, fa più male della malattia stessa».