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Difendiamo i “fregi” del palazzo delle poste

Una vicenda del tutto simile a quella delle Eritrine. Questa volta lo sradicamento riguarda i fregi originari del palazzo delle poste centrali di Trapani e la sostituzione con altri posticci

La ditta bolognese C.E.A. sta operando un intervento sulla facciata del palazzo delle poste centrali. Un rifacimento del prospetto che comporta anche un intervento sui fregi realizzati tra il 1926 e il 1927. Il palazzo delle poste è uno dei palazzi Liberty più importanti di Trapani e della Sicilia occidentale. Il progetto, del 1924, reca la firma dell’architetto trapanese Francesco La Grassa, allievo dell’architetto palermitano Ernesto Basile, e si iscrive nella temperie che attraversò tutta l’Europa e la bella epoque. La diffusa preoccupazione tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i trapanesi di maggiore sensibilità e nella comunità culturale del capoluogo è che la ditta in questione sta rimuovendo i fregi in pietra da taglio ed intonaco per sostituirli con cloni in polistirene, una sorta di resina plastica. Non proprio un restauro a regola d’arte secondo i più, anche se questa pratica, la sostituzione di elementi ripetitivi e ripetuti con altri materiali sembra essere tra gli interventi ammessi. Va da sé che però si subisce la perdita irreparabile e definitiva di elementi di pregio, frutto dell’ingegno e della manualità artigiana ed artistica del tempo: perdita non certamente compensabile con dei calchi posticci. Abbiamo cercato di raggiungere telefonicamente l’architetto Vito Vaiarello, responsabile della Unità Operativa 2 – Unità operativa di base Sezione per i beni architettonici e storico-artistici della Soprintendenza di Trapani, ma senza esito. Sia giovedì scorso che ieri il centralino e l’interno della Unità Operativa 2 hanno squillato a lungo senza risposta. L’arch. Vaiarello avrebbe validato il progetto di sostituzione dei fregi. Intanto gli architetti, Italia Nostra e altre associazioni si stanno mobilitando per evitare che i fregi ancora rimasti possano essere rimossi. Una vicenda del tutto simile a quella delle eritrine, con una mobilitazione che sembra crescere di ora in ora e di cui, si auspica la direzione delle poste, commitente dei lavori, voglia prendere atto. Un restauro conservativo appare a molti più opportuno e la pratica preferibile alla sostituzione integrale con materiali che non appartengono all’epoca di costruzione del prezioso palazzo Liberty delle poste

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