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Stalking. Il caso dell’insegnante di Castelvetrano: “Vivo un incubo”

La denuncia non ferma lo stalker. La denuncia non protegge la vittima. Soprattutto quando il cosiddetto Codice rosso si rivela lacunoso e la misura cautelare, subito adottata dalla magistratura a tutela della parte offesa, di conseguenza diventa inefficace .È il caso dell’ insegnante di Castelvetrano. Ha denunciato l’ ex fidanzato per le violenze subite. Ancora oggi, però, è costretta a vivere nell’angoscia, temendo per la propria incolumità. Il provvedimento restrittivo prevede che l’ uomo, che lavora per un Patronato, indossi il braccialetto elettronico, ma il dispositivo deve ancora arrivare da Roma. Ergo, lui è libero di avvicinarsi alla sua ex compagna in barba all’ ordinanza del Gip di Marsala.
“Proprio così – conferma la donna – Dopo la mia denuncia sono avvenuti atti vandalici compiuti ripetutamente in queste due settimane, sulla mia autovettura, impedendomi di usarla e di recarmi nei posti anche di lavoro per svolgere le mie attività. I fatti testimoniano una lentezza da parte delle legge Codice rosso ad oggi inspiegabile”. Tre ruote della macchina squarciate nell’arco di dieci giorni sono un campanello d’allarme per l’insegnante che, con cadenza quotidiana, deve fare i conti
con l’incubo, concreto e reale, di trovarsi davanti al suo ex quando esce di casa-
“Sono una donna adulta e una professionista – dice – per cui libera e indipendente ma mi ritrovo in una condizione in cui anche per una passeggiata ho chi viene con me per guardarmi le spalle o controllare che tutto vada bene. Gli atti vandalici subiti hanno minato la mia serenità quotidiana, le mie abitudini, il mio svolgere la vita di sempre”. L’insegnante teme per la propria incolumità “ perché – sottolinea – non si ragiona purtroppo con la mente altrui quando interrotti i rapporti umani” viene fuori la parte bruta, violenta, di sopraffazione e abuso degli altri portati avanti come se le istituzioni non esistessero e si fosse superiori alla legge in un insano delirio di onnipotenza”. “Nel mio caso – aggiunge – la mia libertà è stata violata, minata, sopraffatta. La mia vita è segnata in questo periodo da una violenza e accanimento cieco e senza senso”. La paura si è impossessata anche dei suoi genitori: “La mia famiglia vive con apprensione perché chi ama, ha cura e protegge. Nessuno dovrebbe vivere in uno stato di perenne allerta o ansia. Questo nuoce alla mia salute già minata dalla mia patologia”. Nonostante tutto, però, lei va avanti perché “ cadere nella psicosi della vittima, – sostiene – alimenta il potere e l’ ego patologico del carnefice, per cui, cautela e attenzione ma saper mantenere sempre lucidità e autocontrollo, senza cadere nel panico”. Infine, un messaggio alle donne vittime di violenza: “Spesso accettiamo comportamenti inaccettabili in nome di sentimenti che tali non sono. Ecco dovremmo imparare a fermarci ai primi segnali o campanelli. Chi è violento, chi è affetto da dipendenze non può cambiare senza che lo voglia. Le donne non sono le crocerossine di nessuno e nessuno salva nessuno dal baratro a meno che non si voglia salvare. La violenza – conclude l’insegnante – non ha mai giustificazioni ed è sempre da condannare”. (Lu.tod)

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