di Fabio Pace

La corte d’appello di Palermo, presieduta da Angelo Pelino, oggi ha parzialmente riformato la sentenza di condanna inflitta in primo grado a quattro dei sei imputati per l’operazione “Scorpion Fish” che nel giugno del 2017 portò all’arresto di 12 persone coinvolte in un presunto traffico di migranti e contrabbando di tabacchi. L’indagine della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Palermo fece emergere come tra la la Tunisia e la costa Marsala vi fosse un intenso traffico di gommoni che in poche ore trasportavano immigrati clandestini, e tabacchi lavorati esteri. Il processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, si concluse con sei assoluzioni e sei condanne. Dei sei condannati, quattro stamani si sono visti ridurre le pene, avendo la Corte d’Appello accolto la tesi difensiva degli avvocati difensori: Fabio Sammartano, Stefano Pellegrino, Giuseppe Sodano e Carmine Agostino. I legali nel corso delle loro arringhe hanno sostenuto che quelli operati dai loro assistititi fossero isolati viaggi transnazionali, che non vi fosse, insomma, tra gli imputati un vincolo criminale associativo. Jabranne Ben Cheikh, si è visto ridurre la pena a 6 anni e 8 mesi (in primo grado 7 anni e 4 mesi); Chiheb Hamrouni, riduzione a 6 anni e 6 mesi (in primo grado 7 anni e 4 mesi); Tarek Ben Massoud, riduzione a 5 anni e 10 mesi (in primo grado 6 anni e 8 mesi); infine la fiorentina Simonetta Sodi pena ridotta a 2 anni e 6 mesi (in primo grado 3 anni e 4 mesi). La Corte ha invece confermato la condanna di primo grado, 6 anni e 8 mesi, per i marsalesi Salvatore e Angelo Allegra, fratelli, pescatori, disponendo per i due anche il pagamento delle spese processuali e rinviando gli atti alla DDA di Palermo per eventuali ipotesi di concorso di reato in alcuni capi di imputazione.