Quando un imprenditore romano sceglie non solo di investire, ma di scegliere Trapani come sua casa politica, qualcosa cambia davvero. È il caso di Valerio Antonini, cittadino onorario da gennaio 2025 e protagonista di un progetto politico battezzato “Futuro – il nuovo Rinascimento”, lanciato oggi con un programma in 28 punti votato al realismo concreto e al “politics of doing”, cioè al “fai e fai fare” come più volte ha sottolineato lui stesso davanti a una platea di giornalisti attenti.
Antonini non è un arrivista: in meno di due anni, grazie al capitale investito nelle squadre di calcio e basket — circa 18,5 milioni di euro — ha guadagnato stima, cittadinanza onoraria e un sentimento popolare che trascende lo sport: basta leggere come, da almeno un anno e mezzo sui social gli venga chiesto con forza di candidarsi a sindaco di Trapani.
E lui ha accettato l’invito che, contemporaneamente, è una sfida: che parte da un cappellino e da uno slogan non del tutto originale ma significativo: “Make Trapani great again”, probabile futuro emblema di un nuovo vincolo identitario tra l’imprenditore e la città.
Futuro, pertanto. Il nome di un movimento politico che non vuole essere affatto un contenitore di slogan vuoti: il leader ha promesso 28 proposte misurabili, con tempistiche certe e commissioni tecniche incaricate di verificare le scelte. Non è ambizione di grande politica, ma programma “dal basso”, con una chiara preferenza per la politica locale e una prospettiva di radicamento territoriale che faccia politica ma reale partendo dalle nuove forze giovani e motivate che già, dopo pochi minuti dall’annuncio, hanno detto “presente”.
Ma serve anche dialogo con istituzioni e opposizioni, senza arroccamenti. “Non siamo schematizzati ma aperti a chi davvero ha voglia di fare, al massimo potrei definirlo un movimento liberale ma senza recinti ideologici stantii”, così ribadisce più volte il tycoon romano ai giornalisti presenti.
Il “Rinascimento trapanese” di Valerio Antonini è un’avventura audace, che punta su investimenti sportivi, progetti pragmatizzati e senso di appartenenza. È un esperimento politico che potrà cambiare davvero Trapani se il linguaggio si trasformerà in governance efficiente, misurabile, inclusiva.
Trapani osserva con speranza, ma anche con giudizio: è tempo che non solo si parli di futuri rinnovamenti, ma che si accendano i cantieri, le discussioni serie e finalmente, si costruisca. Antonini ha lanciato il guanto: la città deciderà se raccoglierlo o lasciarlo cadere.
Nicola Baldarotta