Banalmente potremmo dire che non c’è due senza tre. Dopo lo sbrancamento di una eritrina in piazza Vittorio Veneto e di un’altra pianta in viale Duca d’Aosta stamane abbiamo dovuto registrare il definitivo abbattimento di quest’ultima. Andando avanti di questo passo non ci saranno tre senza quattro e quattro senza cinque. Il destino di questi alberi secolari sembra ormai segnato. Una lenta morte per consunzione ma, anche, per colpevole distrazione. Già dopo i primi due sbrancamenti, è apparso immediatamente comprensibile che gli alberi superstiti avrebbero dovuto essere curati in modo particolare. Sia per gli aspetti legati alla incolumità pubblica, sia perché ci si trova di fronte a “piante monumentali”.

«Le alberate – sostiene Erytrhos, l’associazione nata dal comitato spontaneo cittadino “Salviamo le eritrine” – hanno bisogno di un intervento qualificato e di un progetto ragionato di salvaguardia». L’agronomo incaricato dal comune il Prof. Francesco Maria Raimondo nella sua relazione all’amministrazione ha spiegato che “lo sbrancamento delle due eritrine è dovuto al fatto che le piante erano troppo alte e quindi è necessario abbassarle”. Già dopo i primi due casi, determinati dalle avverse condizioni meteo, il Prof. Raimondo e i suoi collaboratori avevano previsto: “l’abbassamento della chioma e il rafforzamento dei rami giovani che si sono lasciati nelle branche principali”.

Un intervento di questo genere permetterebbe di salvare le piante che, anche se in parte cave e indebolite, possono resistere ai venti eccessivi a cui la città di Trapani è esposta e potrà essere esposta nel futuro. Gli estremi di temperatura e di pioggia e vento indeboliscono, comunque, tutte le piante e quindi abbassarne il baricentro con interventi mirati consente loro di avere una maggiore stabilità perché riduce l’effetto vela. Ad oggi però non sono stati fatti interventi, se non successivi agli sbrancamenti.

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