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“I Giganti del mare”: a Bonagia prende forma il grande murales

In fase di realizzazione l'opera che andrà ad abbellire il molo ed i blocchi frangiflutti del porticciolo del borgo marinaro .

Cambia la preposizione e dal punto di vista semiologico si passa da un concetto all’altro. Lo spiega chiaramente Ninni Ravazza, scrittore e profondo conoscitore del mondo delle Tonnare: uomini di mare sono i marinai, i naviganti, i pescatori, quanti hanno con l’elemento liquido un rapporto di lavoro, perfino i moderni diportisti e i pescatori dilettanti ma evoluti. Uomo del mare è chi invece ha con l’acqua salata un rapporto intimo, quasi ancestrale, di amore e passione, fino a sentirsi parte di essa. Sono i rappresentanti autentici della cultura del mare, uomini temprati dal sole e dal sale, che avevano la capacità di comandare e contemporaneamente di farsi rispettare, di interpretare i segnali della natura e anticipare la volubilità del tempo.

Mai parole furono più azzeccate per raccontare la narrazione visiva che in questi giorni sta prendendo forma nel molo del porto di Bonagia con il mega murales “I giganti del mare” ideato e realizzato da Arianna Maggio nell’ambito del progetto di turismo sostenibile, promosso dal Comune di Valderice con la supervisione della Soprintendenza dei Beni culturali ambientale di Trapani, dal titolo “Bonagia e la sua città sotto il mare. Gli uomini, le storie, i riti”.

L’opera è in fase di realizzazione e presto sarà ultimata.
La banchina del porto racconterà così la Tonnara ed i suoi rais con un grande murales composto da più pannelli. I volti degli uomini del mare che hanno fatto grande la Tonnara di Bonagia, come i ràis Sarino Renda e Mommo Solina, ma anche i sotto ràis e le scene che ricordano la mattanza, rivivranno in una serie di immagini che oltre il muro del molo continueranno anche sui blocchi frangiflutti del porto.

I 65 metri di banchina stanno insomma per diventare un monumento del mare che si lega alla tradizione di Bonagia attraverso i pannelli che andranno a comporre il grande murales dedicato al mondo della Tonnara. L’opera cambierà completamente l’aspetto della banchina del porticciolo.

“L’idea – ha spiegato Arianna Maggio – è quella di promuovere una nuova cultura dei luoghi, leggendo la storia e le tradizioni attraverso l’arte e conservare la memoria della tradizionale attività di pesca del tonno. Ho preferito una narrazione visiva incentrata su immagini che raccontano la fatica del lavoro sul viso, un lavoro in perenne sfida con gli elementi naturali. In quelle mani rugose e stanche che tengono il Rosario e in quei volti segnati ci sono ràis, tonnaroti, bottai, maestri d’ascia, maestri calafati, rigattieri, salatori, preti, donne: un’intera comunità. Ho cercato di rispettare lo “spirito dei luoghi” e della comunità in cui si interviene: questo luogo, è un luogo che appartiene alla comunità e occorre preservare la specificità, la storia e la memoria, caricandolo di attribuzioni comunicabili alla comunità ed accessibili alla sua comprensione su un piano simbolico”.

In queste immagini, ha evidenziato Arianna Maggio, ci sono quindi “le radici culturali, l’identità territoriale e le specificità locali legate alle tradizioni rappresentano i segni distintivi sedimentati in questa parte del territorio: questo luogo, il porto di Bonagia e l’antica arte della tonnara, è stato il pilastro dell’identità e dell’economia bonagiota per decenni. Vi è quindi – sono sempre le parole di Arianna Maggio – un insieme di valori e riferimenti emotivi, culturali e sociali legati a questo luogo e condivisi tra le persone che lo vivono rivolti a preservare tradizioni, pratiche, relazioni e memorie condivise. Elementi immateriali come le tradizioni culturali, la storia condivisa dagli abitanti, le narrative che gli abitanti creano: è questo il senso che il luogo stesso ha per le persone che lo abitano, le caratteristiche fondanti dell’identità di questo luogo. Ho cercato di rendere uno spazio non solo fruibile e attraente, ma anche riattivare e rielaborare il senso del luogo che questo determinato spazio portava con sé e che rappresenta una risorsa identitaria e di restituire nella comunità un rinnovato sentimento di considerazione e appartenenza. Una narrazione visiva che termina con la rappresentazione dei volti dei giganti del mare sui blocchi frangiflutti posti all’ingresso del porto, dedicati ai vari ràis e uomini del mare che si sono succeduti negli anni, rappresentanti autentici della cultura del mare”.

Giganti del mare quali uomini del mare e non uomini di mare. Una preposizione e cambia davvero tutto.

Mario Torrente

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