Gli eventi, spesso, sono sottovalutati come “effettiva utilità”; e, in effetti, negli scorsi decenni il proliferare di sagre e sagrette poteva anche confermare questa tesi. Tuttavia, vuoi per la crisi che limita la raccolta commerciale necessaria all’organizzazione nel privato, vuoi perchè le istituzioni pubbliche sono diventate, giustamente, più avvedute nell’elargizione di contributi, sta di fatto che, oggettivamente, il panorama delle manifestazioni sta diventando sempre più selezionato. Le limitazioni covid, poi, hanno fatto il resto. In molti si sono rifugiati sull’evento on line; spesso presentato come panacea di tutti i mali ma, allo stesso tempo, assai più ambiguo nei risultati. Il perchè è presto detto: in una piazza reale è facilmente visibile il risultato. In quella virtuale, invece, è decisamente aleatorio con numeri spesso irrisori che quasi sempre restano nascosti ma con la parolina magica “diretta streaming”. Un esempio? Il Tuna Fish Fest di Custonaci che nel volgere di una edizione si è ridotto in un evento da “4 amici al bar”. Anzi, per meglio dire “6 amici al ristorante”; tanti sono stati in una serata i commensali presenti nei fantomatici open restaurant proposti con gli immancabili ticket on line. Insomma, quando i numeri sono così impietosi, c’è poco da aggiungere. Ma dicevamo del Blue Sea Land nel titolo; un evento che deve tutto al suo inventore, Giovanni Tumbiolo. Carismatico, uomo di grandi relazioni, è stato il vero motore dell’evento sin dalla sua nascita. Adesso, è poco più che una passerella politica gestita con una approssimazione disarmante. Basterebbe dire che sino al giorno dell’inaugurazione non c’era alcun programma ufficiale. Ma l’elenco è lungo: relatori che non sapessero a quale convegno collegarsi, altri che sino all’ultimo non sapevano se dover relazionare o meno…, conferenze stampa indette nel volgere di un ora…, insomma, “l’ora del dilettante”, nonostante la buona volontà della struttura di comunicazione che ha fatto ciò che poteva ma che evidentemente ha dovuto scontare la disorganizzazione di chi lo gestisce a monte. In compenso, un fiume di soldi pubblici a sostegno. Con quale risultato? Praticamente nessun cittadino ne ha potuto godere in alcun modo, e, tranne che in qualche congegno…, poche decine di collegati nella stragrande maggioranza delle attività durante la 5 giorni. E per il comparto ittico, invece? Vantaggi di relazioni tutti da dimostrare al di fuori dei comunicati di circostanza. Insomma, c’è da domandarsi se non sia meglio, a questo punto, tornare alle vecchie sagre di paese. Almeno allora i cittadini potevano trascorrere una serata in compagnia fra canti e balli…
Massimo Marino
Presidente di Telesud