Il tribunale del Riesame di Palermo ha alleggerito la posizione di due agenti di polizia penitenziaria coinvolti nell’inchiesta sulle presunte torture e sui presunti abusi subiti dai detenuti del Pietro Cerulli di Trapani.
Si tratta di Filippo Bucaria e Claudio Angileri.
Accogliendo, parzialmente, il ricorso dell’avvocato Agatino Scaringi, il collegio giudiziario del capoluogo siciliano ha sostituito nei confronti dei due indagati, la misura coercitiva degli arresti domiciliari con la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio di pubblici uffici per la durata di dodici mesi. Il Riesame, inoltre, ha riqualificato il reato di tortura nel reato di percosse.
Per un altro agente, Claudio Di Dia, i “domiciliari” erano già stati revocati nel corso dell’interrogatorio di garanzia, innanzi al giudice Giancarlo Caruso.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trapani e condotta dal Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, è nata in seguito alle denunce sporte da alcuni detenuti del Reparto blu. Undici gli agenti finiti ai domiciliari. Quarantasei quelli indagati.