lunedì, Gennaio 20, 2025
12.2 C
Trapani
HomeAttualitàIl blastofago dei pini, il coleottero segnalato anche a Monte Erice

Il blastofago dei pini, il coleottero segnalato anche a Monte Erice

Alberi infestati anche nei pressi del Santuario di Sant'Anna e del Castellaccio.

Non solo Levanzo e Favignana ma ci sarebbero anche degli alberi a Monte Erice tra quelli infestati dal “blastofago dei pini”. La zona interessata dalla presenza del coleottero è quella del Castellaccio, sopra Martogna e quindi nel versante della montagna che guarda verso la città di Trapani, dove ci sono molti pini secchi, come già segnalato alla Regione dal comandante del distaccamento di Erice del Corpo Forestale Gioacchino Barbera. Alberi morti, sempre a causa del coleottero, anche nel versante di pizzo Argenteria, sotto il Santuario di Sant’Anna. Si tratta di un versante della montagna già duramente devastato dagli incendi dove purtroppo sono rimasti pochi alberi. Piante che adesso sono messe a rischio dalla presenza dell’insetto.

A quanto pare, dalle parti della montagna di Erice il blastofago starebbe aggredendo anche piccoli pini, nati in questi anni da una ricrescita naturale. Tanti alberi del Monte sono sotto attacco dal piccolo insetto che sta minacciando a Levanzo la pineta di Cala Minnula. Anche a Favignana ci sarebbero ormai molti alberi ormai secchi e nei giorni giorni l’onorevole Cristina Ciminnisi si è fatta portavoce del grido d’allarme lanciato dai residenti egadini, presentando anche un’interrogazione all’assessorato all’agricoltura e sollecitando un apposito monitoraggio e mirati trattamenti fitosanitari disinsfestanti per fermare la diffusione del coleottero.

Dalla sezione di Trapani di Italia Nostra anche il presidente Totò Pellegrino ha sollecitato interventi urgenti. “Questo piccolo coleottero – ha spiegato – comincia in primavera ad attaccare le piante giovani e sane per nutrirsi e in autunno attacca le piante sofferenti per riprodursi; pertanto sarebbe opportuno utilizzare i prossimi mesi invernali per eliminare le piante morte o visibilmente ammalate che ospitano le gallerie riproduttive. Temo che senza un intervento tempestivo rimarranno vive poche piante di pino. In ogni caso credo sia utile valutare l’opportunità di sostituire i pini già morti con alberi di leccio o con altre piante pollonifere della macchia mediterranea alta che, fra l’altro, si rinnovano naturalmente in caso di incendio”.

Tra l’altro, l’aumento della presenza di questo coleottero potrebbe essere correlato alle temperature sempre più alte che ormai caratterizzano il territorio. Ci potrebbe dunque essere un legame tra i pini aggrediti dal blastofago ed i cambiamenti climatici? Non è da escludere. “Il nesso con il cambiamento climatico – ha spiegato l’agronomo Totò Pellegrino – c’è certamente perché, negli ultimi due anni, le elevatissime temperature estive e la prolungata siccità hanno indebolito le piante. Se i pini sono in buona salute reagiscono all’attacco di questo piccolo coleottero emettendo resina che non consente di scavare le gallerie sotto la corteccia. Se invece le piante, per qualunque ragione, sono in sofferenza il blastofago riesce in autunno a scavare le gallerie riproduttive dalle quali in primavera sfarfalleranno altri adulti che cominceranno a nutrirsi attaccando le punte dei rametti delle piante sane adulte e preferibilmente giovani”.

E c’è da tenere in considerazione l’aspetto legato alla diffusione di questi insetti. “Una femmina in una stagione – ha ricordato Pellegrino – può, in funzione dell’andamento climatico, compiere una o più ovodeposizioni, fino a un massimo di quattro con una media di 40 o 50 uva per volta. È necessario eliminare le piante morte o visibilmente ammalate entro marzo, cioè prima che le larve maturino e sfarfallino diffondendo ulteriormente l’infestazione”.

Ondate di calore e periodi di siccità prolungata finiscono dunque per debilitare gli alberi, che diventano quindi facile preda degli insetti parassiti, come confermato dall’agronomo Biagio Barbera, che ha tenuto ad evidenziare come questi insetti solitamente aggrediscano comunque il legno marcio, a partire dalle zone dove ci sono stati incendi. Come altri insetti che si nutrono del legno degli alberi, hanno dunque un loro ruolo nei delicati equilibri di madre natura. Il fatto è che, da quanto sta emergendo in queste settimane, questi insetti stanno dilagando, colpendo molti alberi. E nella montagna di Erice sono seccati già tanti piccoli pini.

Una causa potrebbe dunque essere ricercata nelle ondate di calore e nella siccità, fatto che renderebbero gli alberi più esposti ed indifesi nei confronti degli attacchi dei insetti parassiti, che trovano così le condizioni ideali per proliferare. Solitamente, per come rimarcato da Biagio Barbera, è la natura stessa a trovare un equilibrio. Ma per fermare il dilagare di questi insetti e salvare gli alberi ancora sani, intanto andrebbero tagliati e bruciare gli alberi infetti, il cui destino è ormai segnato, che presentano tronchi con dei buchi e le chiome marroni. E questo allo scopo di tutelare il patrimonio boschivo rimasto, purtroppo sempre più esiguo a causa degli incendi. Adesso la nuova minaccia arriva dal coleottero che “mangia” i pini in sofferenza a causa delle ondate di calore e della siccità. Il cambiamenti climatico porta anche a questo.

Mario Torrente

Altre notizie