I bombardamenti su Trapani del 6 aprile del 1943

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di Mario Torrente

Oggi è il 6 aprile. Una data tristissima per Trapani, che ci riporta indietro di 78 anni ai bombardamenti del 1943. Agli orrori della seconda guerra mondiale che i trapanesi videro con i propri occhi e pagarono sulla loro pelle. La città fu letteralmente sventrata, con il centro storico devastato e centinaia di morti che oggi, alle 11, saranno ricordati nel monumento realizzato qualche anno addietro in via XXX Gennaio con le colonne superstiti del Teatro Garibaldi, finito sotto quella maledetta pioggia di bombe che distrusse tutto.

Quell’attacco arrivato dal cielo di Trapani alle 15.15 del 6 aprile 1943 si portò via tante, troppe vite. Ma anche palazzi, chiese e la fisionomia di un centro storico che non fu più lo stesso. Lasciando lacrime e disperazione. Famiglie distrutte. Ed un dolore che il tempo non potrà cancellare. Quell’inferno di bombe si prese centinaia di trapanesi innocenti, sventrando la città e radendo al suolo un intero quartiere. In quelle case del “Casalicchio” attorno alla chiesa di San Pietro, che restò miracolosamente in piedi nonostante i danni (rimase chiusa per anni), ci viveva il popolo, come i tanti marinai, pescatori, il nucleo vitale in una città di gente di mare. C’erano gli operai e le fasce meno abbienti. C’era chi non sapeva dove andare per cercare riparo. Ed alla fine trovò la morte tra le macerie della città. Restando schiacciato dai muri e dai tetti che venivano giù assieme a tutto il carico di morte sganciato da quegli aerei militari. Fu una carneficina che segnò un’intera comunità. Sotto le macerie rimasero intrappolati senza vita uomini, donne e bambini senza colpa. E Trapani, dopo quel 6 aprile 1943, non fu più la stessa.

In quel tragico 6 aprile del 1943 morirono tantissimi trapanesi. Fu il più grave bombardamento subito dalla città. Quello che fece più morti. In totale si è sempre parlato di 6 mila vittime, un dato riportato anche nelle motivazioni della medaglia al valore civile assegnata a Trapani negli anni Sessanta, menzionate nella targa messa davanti al monumento di via XXX Gennaio, eretto in memoria delle vittime civili. Ma andando a vedere i dati Istat emerge come i morti durante la seconda guerra mondiale in provincia di Trapani, sia pre che post armistizio, siano stati in tutto 2.068, di cui 1223 civili. Ed in queste statistiche, che fanno riferimento ai cinque anni del conflitto, rientrano anche i morti della super bombardata Pantelleria. I conti, quindi, non tornano visto che il numero complessivo riportato nelle tabelle dell’Istat è ben al di sotto dei sei mila di cui si è sempre parlato per i bombardamenti della seconda guerra mondiale subiti da Trapani, che nel 1943, era pur sempre una città di circa 30 mila abitanti, per di più, in quel periodo, con molti sfollati nelle località di campagna e nei luoghi considerati più al sicuro, lontano dagli obiettivi militari. Numeri così alti di vittime non si trovano nemmeno in città più grandi che furono letteralmente rase al suolo in altre località d’Europa.

A quanto pare i trapanesi morti sotto le bombe del 6 aprile sarebbero stati in realtà 147. Che sono sempre tanti e per una città devastata valgono bel oltre una medaglia d’oro al valor civile. Di questi quasi 150 civili, solo uno non venne identificato. Questo dato è emerso negli elenchi ufficiali trovati negli archivi del cimitero di Trapani da Francesco Greco, ingegnere aerospaziale e giornalista, che si occupa di ricerche per l’Aeronautica, con in attivo la pubblicazione di diversi articoli e libri sulla storia dell’aviazione. E da buon iscritto all’Ordine dei giornalisti sa cosa vuol dire appurare la notizia alla fonte. Ed infatti, non convinto del dato di sei mila morti, davvero tanti per una piccola città come Trapani, è andato a cercare le “carte”,  trovando l’elenco ufficiale, già redatto e completo di tutte le informazioni. E numeri alla mano è emerso come il totale dei morti civili a Trapani durante tutta la seconda guerra mondiale, tra bombardamenti, incursioni e mitragliamenti, sia poco sotto i trecento. Rientrando quindi perfettamente nelle statistiche ufficiali dell’Istat.

In questo triste elenco, tra i numerosi casi documentati, c’è anche quello di una donna investita da un camion di tedeschi o lo scoppio di una mina navale costata la vita a sette persone il 27 novembre del 1943, quindi a guerra già finita. Ci sono anche le vittime, 24 in tutto, dei bombardamenti del 22 giugno 1940. In quella giornata a Trapani arrivò la prima pioggia di bombe degli aerei delle forze alleate. Ne seguirono altri. Per esempio, il 5 aprile del 1943, il giorno prima del terribile bombardamento sul quartiere di San Pietro, fu preso di mira l’aeroporto di Milo. E quell’attacco costò la vita a dieci civili. Le bombe tornarono ad uccidere l’undici aprile di quell’anno ed ancora il 6 e 18 maggio, il 15 giugno, il 3 e 4 luglio. Quel terribile 1943 si aprì con una prima incursione il 13 gennaio.

Tutte queste date, con i relativi elenchi delle vittime, sono tirate fuori dai documenti ufficiali conservati negli uffici del cimitero ma che probabilmente vennero redatti dalla Prefettura, come evidenziato dallo stesso Francesco Greco, che da storico dell’aeronautica, con alle spalle la pubblicazione di due volumi suoi e molti articoli monografici su riviste di settore, è andato a cercare ed a studiarsi le carte. Perché quel totale di sei mila morti non lo aveva mai convinto. E da ricercatore, che anni addietro ha fatto parte del Gruppo storico rievocativo trapanese, i cui componenti condividevano la raccolta di informazioni, documenti e foto sul terribile periodo storico, è voluto andare a fondo, trovando le risposte che cercava nell’archivio del cimitero di Trapani. Dove sono riportati anche i nomi di quei morti. È tutto scritto lì. Ma un riscontro incrociato, sempre trovato dall’ingegnere Greco nelle sue ricerche storiche, lo si può avere, con diverse delibere tra giugno e novembre del 1943, alcune del commissario Renato Mozzi, altre della prima giunta, guidata dal sindaco Francesco Manzo, che si insediò a Palazzo D’Alì dopo l’arrivo degli americani il 23 luglio del 1943.

In quei provvedimenti venne disposta la costruzione di più di  duecento casse per i morti degli ultimi bombardamenti, che probabilmente inizialmente potrebbero essere stati sepolti in fretta e furia in una fossa per poi dare degna sepoltura successivamente: del resto già i morti del 6 aprile sono stati quasi 150 in un solo giorno, un numero non facile da gestire tra le macerie, in piena guerra e con la paura di nuovi attacchi dal cielo. Insomma, andando a spulciare le carte delle fonti a disposizione vengono fuori questi numeri. E le sei mila vittime di cui si parla nella motivazione della medaglia d’oro al valore civile da dove vengono fuori? Per Greco si potrebbe trattare di un equivoco scaturito da un articolo degli anni Cinquanta pubblicato su un giornale dove, raccontando il dramma di quelle tragiche settimane, si parlerebbe genericamente di sei mila trapanesi rimasti sotto le bombe. Un passaggio, secondo Francesco Greco, riconducibile al numero totale di abitanti del centro storico, per focalizzare la zona maggiormente colpita da quei bombardamenti. Insomma, andando a leggere le carte direttamente alle fonti disponibili, non molte per la verità, vengono fuori questi numeri. Che restano pur sempre alti per una città letteralmente distrutta ed una comunità devastata.

Ma Francesco Greco non è l’unico che in questi anni ha cercato di approfondire questa triste pagina di storia trapanese, cercando la verità carte alla mano. Lo scorso anno, prendendo spunto dalla commemorazione fatta davanti al monumento di via XXX Gennaio, a Palazzo D’Alì è arrivata una e-mail di Pietro Cicala, un appassionato di storia, che ha chiamato in causa le ricerche fatte proprio con Francesco Greco e Giacomo Giambino, raccogliendo documenti per capire effettivamente quanti furono le vittime dei bombardamenti trapanesi. Investendo della vicenda direttamente il sindaco Giacomo Tranchida. Ed avanzando una precisa richiesta per ricordare i morti dei bombardamenti. Che, come evidenziato da Cicala, non furono sei mila. “Questa cifra di vittime – ha scritto Pietro Cicala nella sua nota indirizzata al primo cittadino – ci è sempre sembrata esagerata rispetto alla sostanziale mancanza di memoria popolare di un tal immenso eccidio che riguarderebbe più del 10 per cento degli abitanti.  Un numero enorme anche comparandolo con altre realtà sia italiane che europee che sono rimaste alla storia per i bombardamenti subiti: per fare un esempio a Coventry dove vi fu uno dei più drammatici bombardamenti dell’intero conflitto che distrussero l’intera città a tal punto che nella lingua tedesca fu introdotto il termine Coventriet a indicare la devastazione delle città nemiche, ci furono 1.236 morti. In Italia, per fare uno fra tanti esempi, la stessa Milano, fu bombardata centinaia di volte dal 1940 al 1944 e ci furono circa 2000 morti”.

Tutti dati facilmente riscontrabili su internet in un giro click. Nella sua nota inviata al Comune Cicala, trapanese che da anni vive a Milano ma sempre legato alla sua città, ha anche trasmesso il link che rimanda ai documenti ufficiali dell’Istituto centrale di statistica sui “Morti e dispersi per cause belliche negli anni 1940-1945”. E naturalmente nella email si rimanda all’archivio “del cimitero di Trapani in cui sono annotati tutti i caduti di quel drammatico bombardamento”. Dove sono riportati i nomi ed cognomi di tutti coloro che persero la vita in quell’episodio: 147 in tutto. E poi ci sono le delibere per comprare le bare per quei defunti. Ed i numeri coincidono con quelli del cimitero. “Credo che sarebbe un omaggio molto più concreto e rispettoso della storia pubblicare ufficialmente i nomi delle 147 persone morte piuttosto che continuare a parlare di un generico quanto falso e antistorico numero di 6.000”, ha concluso Cicala nella sua email al sindaco.

Tranchida, dal canto suo, l’anno scorso, in pieno lockdown per il covid, accolse la richiesta di Cicala, assicurando un approfondimento di questa vicenda. Non escludendo una operazione “memoria”, pubblicando i nomi di quelle 147 vittime. Magari in una targa dello stesso monumento di via XXX Gennaio realizzato pochi anni addietro. E nei mesi scorsi il maestro Claudio Maltese ha cercato di saperne di più spulciando carte e archivi. Maltese è operatore di pace della sezione di Trapani dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra ed in questi anni si è occupato della celebrazione per ricordare le vittime del 6 aprile del 1943. Tra l’altro stamattina si terrà una cerimonia in via XXX Gennaio, sempre nel rispetto delle misure per contrastare l’epidemia da covid 19.

Dunque, a quasi ottant’anni di distanza da quei terribili fatti, si sta cercando di fare luce con l’obiettivo di ricordare, con tanto di nome e cognome, tutte le persone che persero la vita negli orrori della seconda guerra mondiale. Una tragedia che portò all’assegnazione della medaglia d’oro al valore civile alla città di Trapani. Poco importa se per duecento o sei mila morti. L’intera comunità trapanese ha pagato un prezzo altissimo, uscendone devastata. Martoriata. Con la sua gente stremata. E troppo sangue innocente tra le macerie.