Trapani, ricordate le vittime dei bombardamenti del 6 aprile 1943

La campana antica della torre di San Domenico ha iniziato a suore alle 15,15 con 82 rintocchi per ricordare tutte le vittime civili di guerra trapanesi. Con questo momento si sono aperte oggi le iniziative organizzate nell’ambito della Giornata della memoria trapanese per ricordare i terribili bombardamenti del 6 aprile 1943. La manifestazione è organizzata dalla sezione di Trapani dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra e dal Comune di Trapani. Questo pomeriggio, all’interno del Chiostro di S. Domenico, si è tenuta la presentazione del primo libro dedicato al Monumento alle vittime civili di guerra voluto fortemente da un comitato spontaneo di trapanesi e dall’ANVCG. Il volume è stato realizzato dal promotore di pace Claudio Maltese raccogliendo i racconti e gli aneddoti del presidente dell’Anvcg Trapani, Giovanni Barbiera. Nel libro si parla di tutto l’iter organizzativo della realizzazione e del completamento del Monumento con l’istallazione di pannelli che ricordano i nomi di 510 vittime civili di guerra trapanesi. Domani mattina si terrà invece la cerimonia di commemorazione presso il Monumento alle vittime civili di guerra in via XXX gennaio.

Di seguito il ricordo del professore Salvatore Corso dei bombardamenti sulla città di Trapani il 6 aprile 1943.

A Trapani oggi si ricordano i bombardamenti degli “alleati” che poi sbarcarono a Gela in Sicilia nel luglio 1943. Bombardamenti che il 6 aprile alle 15,30 erano diretti alla casermetta dei sommergibili, ancorati al porto di fronte al Bastione Impossibile. Bombardamenti che colpirono e rasero al suolo nel pomeriggio di quel giorno tutto il vicino rione San Pietro. La città era semivuota di cittadini rifugiati nelle campagne e che tornavano talvolta a prendere l’occorrente nelle loro abitazioni. Dai luoghi di sfollamento molti videro la pioggia di bombe e subito, come si trovavano, accorsero a piedi ed in fretta per soccorrere quanti avevano bisogno. Trovarono sbarrato l’ingresso nel rione San Pietro, furono indirizzati a trovare morti e feriti nella zona nuova di via Fardella, in locali requisiti alle religiose di San Vincenzo de’ Paoli: morti a parte, feriti in barelle improvvisate, centinaia e centinaia. Neppure dopo giorni e mesi si poteva accedere alle case se non arrampicandosi sulle macerie che giungevano fino al 1° piano. La città fu insignita dalla medaglia d’oro al valor civile dal Presidente della Repubblica nel 1961 con la motivazione del sacrificio di 6000 vittime calcolate dal 1° bombardamento in via Fardella – di fronte alla chiesa Sacro Cuore – nel giugno 1940 e di altri nel 1943. Il più grave bombardamento produsse l’immane catastrofe del 6 aprile 1943 nel rione San Pietro. Oggi una colonna dell’antico teatro lirico e pochi resti sono sistemati quale “monumento” dinanzi all’attuale Tribunale, l’antico chianu/ piano interno alle mura e alla caserma spagnola XXX gennaio. L’Associazione Vittime Civili ha compilato l‘elenco delle vittime e ne fa memoria ogni anno: in quel giorno 510, di cui in una lapide rimarranno nomi ed altri connotati. Nella cosiddetta “ricostruzione” non furono riparati monumenti ma definitivamente abbattuti. Un particolare non sfugge a chi vi abitava: la fontana d’acqua che si trovava addossata ad un edificio prospiciente via XXX gennaio, con ingresso in via Torre Pali, fu barbaramente divelta e portata ad ornamento della gebbia a Giancuzzi nella via da Valderice ad Erice. La stessa ignominiosa sorte ebbe il quartiere, sventrato ad opera di “illustri” ingegneri, con l’abbattimento di “ostacoli” per i lavori, superando continuamente la fanghiglia per le fondamenta di moderni palazzoni, tra cui il cineteatro Ariston, ricavando spazio per il “mirabile” Tribunale: tutto in funzione dell’apertura di Corso Italia, intitolazione stravagante e vergognosa, senza neppure un ricordo della storia e degli ultimi avvenimenti.