Per Palermo il 6 agosto è una data triste. Risale al 6 agosto del 1980 l’uccisione del procuratore capo della Repubblica Gaetano Costa.
Cinque anni dopo, il 6 agosto del 1985, l’uccisione del vicequestore Ninni Cassarà insieme all’agente di polizia Roberto Antiochia.
E a distanza di anni, Palermo e tutta la Sicilia non dimentica il sacrificio di chi ha lottato per questa regione.
Due le manifestazioni, questa mattina, per commemorare Cassarà, Antiochia e Costa. Una in piazza Giovanni Paolo II, l’altra in via Cavour.
Presente alle due iniziative l’assessore della Famiglia, politiche sociali e lavoro, Nuccia Albano.
«Mantenere viva la memoria di questi eroi è essenziale. Come è essnziale trasmettere alle nuove generazioni le loro storie, il valore della legalità e del coraggio civico. È importante soprattutto per onorarne il sacrificio e continuare a combattere la mafia.
Oggi – continua l’assessore Albano – abbiamo più che mai il dovere di sensibilizzare i giovani su queste tematiche. Soprattutto i giovani devono impegnarsi per una società più giusta e libera dalla criminalità organizzata. Ciò può far sì che la loro morte non sia stata vana».
Anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha voluto ricordare il sacrifico del giudice Gaetano Costa.
«A 44 anni dal suo omicidio per mano mafiosa, il giudice Gaetano Costa è ricordato come uno dei primi magistrati che riuscì, seppur con mezzi limitati, a penetrare nei patrimoni delle famiglie mafiose, intuendone la pericolosa evoluzione. Ancora oggi il giudice Costa può essere considerato il precursore di un metodo che poi ha portato la magistratura e le forze dell’ordine, negli anni successivi, a fare passi concreti in avanti nel contrasto al potere della criminalità organizzata. Uomo e magistrato integerrimo, è importante che non si disperda l’eredità umana e professionale».
Lagalla ha poi ricordato anche il vicequestore Ninni Cassarà e l’agente di scorta Antiochia.
«A 39 anni dall’agguato di stampo mafioso, Palermo ricorda il vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente di scorta Roberto Antiochia. Il nome di Cassarà resterà per sempre inciso nella storia di questa città e nella storia della lotta alla mafia. Un investigatore acuto, intelligente e generoso che ha saputo schierarsi dalla parte giusta e che da quella parte ha saputo lottare fino all’estremo sacrificio, convinto che le ragioni dello Stato di diritto dovessero prevalere sul ricatto di Cosa nostra. Per questo, è giusto continuare a fare memoria della sua azione, attualizzandone l’esempio e la testimonianza perché si possa proseguire lungo una strada di emancipazione e di definitivo riscatto dalla mafia».