“Antonino Papania va processato”. Il Pm della Dda di Palermo, Piero Padova, ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex senatore alcamese e di altre dodici persone accusate, a vario titolo, di mafia, estorsioni, traffico di droga e scambio elettorale politico-mafioso. Tra costoro c’è anche l’ex vice-sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone. A mettere nei guai Papania e Perricone l’affannosa ricerca di voti per le Regionali del 2022, scomodando il nuovo boss di Alcamo, che, però, non portò a niente. Angelo Rocca, il candidato dell’ex senatore, infatti, non ottenne un risultato utile per far scattare il seggio nella lista “Popolari e Autonomisti” in provincia di Trapani, fermandosi a sole 3.361 preferenze.
Papania, impegnato nella caccia ai consensi, secondo quanto emerge dall’operazione si sarebbe rivolto alla famiglia mafiosa alcamese di cui, dopo gli arresti che decimarono i vertici, era diventato reggente Francesco Coppola, mettendo mani al portafogli e sborsando la somma di duemila euro. Soldi in cambio di voti.
L’ex senatore avrebbe agito con il sostegno dell’ex vice sindaco di Alcamo Pasquale Perricone che nell’operazione avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra il fondatore del Movimento politico Via e il clan locale, riuscendo a strappare a Giosuè Di Gregorio, esponente della “famiglia” alcamese, la promessa di orientare i voti verso Angelo Rocca, con la benedizione del capomafia.