Un duro colpo è stato inferto alla famiglia mafiosa di Partanna che fa parte del mandamento di Castelvetrano. Nella mattinata di oggi, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani, con il supporto dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” e delle unità territoriali dell’Arma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di cinque persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, porto abusivo di armi, tentata estorsione e favoreggiamento.
Tre degli indagati sono stati condotti in carcere, mentre per altri due è stato disposto l’obbligo di dimora con presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, si inserisce in un’indagine che ha fatto emergere gravi indizi di una convergenza d’interessi illeciti tra elementi di spicco della cosca mafiosa di Partanna e imprenditori locali, attivi nei settori dell’edilizia e dell’olio.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il gruppo criminale avrebbe interferito con procedure pubbliche e private nel tentativo di rafforzare il proprio controllo sul territorio. Tra gli episodi contestati figurano l’alterazione di una procedura concorsuale del Tribunale di Sciacca per l’acquisizione di un capannone industriale, condizionamenti su appalti pubblici e pressioni per l’assunzione di parenti in aziende olivicole, spesso accompagnate da intimidazioni. Le stesse modalità sarebbero state utilizzate per “risolvere” controversie tra privati.
Tra i destinatari delle misure cautelari spicca il nome di Giovanni Luppino di 60 anni già arrestato nel gennaio 2023 per aver svolto il ruolo di autista dell’allora latitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli investigatori, sarebbe stato protagonista di un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore del settore oleario, finalizzato a raccogliere fondi per il sostentamento del boss mafioso durante la latitanza.
Va precisato che le persone coinvolte nell’operazione sono, allo stato attuale, solamente indiziate di reato. La loro responsabilità sarà accertata esclusivamente nel corso del processo, nel pieno rispetto del principio costituzionale di presunzione di innocenza.