Un’inchiesta che si è sviluppata grazie a intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali ha rivelato l’esistenza di una complessa organizzazione criminale che operava nel cuore di Messina, infiltrandosi nel mercato delle scommesse sportive. Ventidue arresti all’alba di oggi.
L’operazione, condotta dalla Guardia di finanza con il coordinamento della Procura, ha messo in luce una rete ben strutturata, radicata non solo nel capoluogo siciliano ma anche in altre città italiane, che operava al di fuori della legalità.
Al centro dell’inchiesta ci sono due figure chiave, i cosiddetti “master”, supportati da una cerchia ristretta di collaboratori, legati tra loro da vincoli familiari e con ruoli ben definiti. I “master” si occupavano della gestione operativa delle piattaforme di gioco online (cosiddette “skin”), mentre altri componenti dell’organizzazione si occupavano della contabilità e della distribuzione degli introiti tra gli affiliati. La rete di scommesse illegali non si limitava solo alla città di Messina, ma si estendeva in altre località, grazie all’apertura di numerosi punti di raccolta sparsi sul territorio nazionale.
Questa organizzazione, completamente priva delle necessarie autorizzazioni da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si serviva di piattaforme illegali contraddistinte dall’estensione “.com”, che operavano con server situati all’estero per aggirare i limiti del gioco legale. La modalità di pagamento utilizzata per le scommesse era esclusivamente in contante, un espediente studiato per evitare la tracciabilità delle transazioni, creando un circuito che escludeva i normali canali di pagamento legali e sicuri.
L’analisi investigativa ha evidenziato un meccanismo collaudato che partiva dall’acquisizione di una piattaforma di gioco legale già conosciuta sul territorio. Da lì, gli organizzatori aprivano punti di raccolta autorizzati, creando l’illusione di un’attività completamente legittima. Ma dietro questa facciata, il vero scopo era quello di attirare i giocatori e farli accedere, attraverso computer dedicati, a piattaforme illegali con il dominio “.com”. Questo sistema di scommesse parallele veniva gestito all’interno di esercizi commerciali formalmente regolari, dove l’utente, ingannato dalla presenza di una sala scommesse autorizzata, veniva indirizzato su server illegali, con la complicità dei gestori delle singole sale gioco.
Questa rete, grazie alla sua capacità di raccogliere scommesse in maniera abusiva, aveva conquistato una posizione dominante nel settore delle scommesse sportive illegali, superando le piattaforme regolari in termini di volumi di gioco. L’indagine ha messo in luce come, attraverso l’accesso diretto alle piattaforme senza l’utilizzo di carte prepagate individualmente intestate, gli utenti potessero aggirare le regole che impongono il tracciamento delle transazioni.
Il fenomeno non è limitato a un singolo gruppo di criminali, ma ha radici più profonde nella cultura delle scommesse illegali, particolarmente visibile in città come Messina. Secondo una recente analisi condotta da Federconsumatori, tra il 2022 e il 2023, Messina si è classificata al 5° posto in Italia per volume delle giocate pro capite sui canali autorizzati.