Sarebbero più di un centinaio i colpi di mitragliatrice leggera sparati da una motovedetta libica all’indirizzo del peschereccio “Aliseo” che oggi è rientrato in porto a Mazara del Vallo dopo la terribile disavventura nel canale di Sicilia.

L’abbordaggio dopo il mitragliamento

Emergono nuovi particolari sulla vicenda. L’inseguimento della motovedetta libica è durato alcune ore. L’Aliseo è stato addirittura abbordato dall’equipaggio della guardia costiera libica, sotto l’osservazione di un elicottero della marina militare italiana decollato dalla fregata Libeccio. Il peschereccio sarebbe stato obbligato a fare rotta verso le coste libiche. Solo la presenza costante del velivolo della marina italiana e l’avvicinamento della Libeccio ha fatto desistere i marinai libici dal sequestro, rimasto quindi un tentativo.

Ai carabinieri le indagini di polizia scientifica

I militari libici hanno quindi lasciato il peschereccio, ma i colpi rilevati sullo scafo dimostrano che non si è trattato di colpi di avvertimento ma di raffiche sparate per colpire le murate del natante, quindi ad altezza d’uomo. Circostanza che sarà acclarata dai rilievi sull’imbarcazione ad opera della Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri comando provinciale di Trapani.

Comandante e timoniere ascoltati in capitaneria

Appena giunti in porto il comandante, Salvatore Giacalone e il timoniere, Girolamo Giacalone, sono stati invitati a presentarsi presso la capitaneria di porto dove le autorità marittime italiane e i carabinieri del Reparto Operativo Speciale hanno cominciato ad ascoltarli e a raccoglierne le testimonianze. Gli investigatoti riferiranno alla procura di Roma che ha aperto una inchiesta, nel cui fascicolo confluirà anche la relazione del comandante della Libeccio.

La motovedetta apparteneva al governo riconosciuto di Tripoli

A differenza di precedenti interventi di unità della guardia costiera libica nel caso dell’Aliseo sembra sia intervenuta una motovedetta del riconosciuto governo di Tripoli, circostanza, quindi, ancora più grave rispetto ai tentativi di abbordaggio delle milizie del generale Haftar o dei cani sciolti che operano sulle coste libiche.

Commozione e indignazione

Grande commozione sulla banchina dove ad attendere l’Aliseo c’erano tutte le autorità locali compreso il Vescovo Monsignor Domenico Mogavero. Commozione che è cresciuta, insieme alla indignazione quando il comandante Giacalone ha messo piede a terra con la testa visibilmente fasciata, segno delle ferite riportate a causa delle schegge di vetro delle finestre della cabina di comando mandate in frantumi dalle raffiche. Un colpo lo avrebbe ferito di striscio anche ad un braccio. Il natante lo ricordiamo, è stato colpito dalle armi libiche nel pomeriggio del 6 maggio: il motopesca era uscito venti giorni fa per una lunga battuta di pesca del gambero rosso con sette uomini di equipaggio a bordo, cinque italiani e due tunisini.

Nella foto il comandante dell’Aliseo Salvatore Giacalone con una visibile fasciatura alla testa