Aborto, in Sicilia è ancora un diritto negato

In Sicilia, nel 2023, sono state appena 25 le strutture sanitarie tra ospedali pubblici e cliniche convenzionate che hanno praticato almeno un’interruzione volontaria di gravidanza. Sono questi i dati ufficiali forniti da una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, la prima a essere resa pubblica. Ma c’è di più. Oltre l’85% dei ginecologi, come spiega la ricerca, risulta obiettore di coscienza.

Una percentuale che riguarda circa il 70% degli anestesisti e il 40% del personale sanitario.

Posizioni lecite, ma che rendono il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza un’impresa difficile, spesso umiliante, per le donne che la richiedono. In molte strutture, nonostante la legge 194 del 1978, semplicemente non si può abortire.

Fino a oggi, conoscere quelle strutture era possibile soltanto grazie al lavoro di alcune associazioni e progetti indipendenti — da Laiga 194 a Obiezione Respinta, fino al database maidati.it.

Ora, per la prima volta, è un ente pubblico a fare chiarezza nell’ambito del Programma Ccm 2022, finanziato dal Ministero della Salute. Nella provincia di Trapani sono due le strutture che hanno praticato interruzioni volontarie di gravidanza nel 2023. L’aborto farmacologico continua a essere una via d’accesso fondamentale per aggirare la carenza di medici non obiettori.

All’Ospedale Sant’Antonio Abate sono state 257 le interruzioni effettuate, di cui 98 farmacologiche.

All’Abele Ajello di Mazara del Vallo sono state invece 52 le interruzioni, addirittura 51 di tipo farmacologico. Trapani ha registrato 309 aborti in totale: si tratta del terzo dato più basso in Sicilia. Nelle 4 strutture presenti ad Agrigento, le interruzioni sono state 398 (72 con pillola); a Catania 1151 (247 con pillola). Solo 175 quelle registrate a Enna, tutte farmacologiche. Estremamente ridotti i numeri di Messina, che presenta solo il Policlinico come struttura per tutta la provincia.

Qui sono stati 340 gli aborti, 150 di tipo farmacologico. Più alti i dati di Palermo: all’interno delle sue 8 strutture, gli aborti sono stati 1235, ben 724 di tipo farmacologico. Elevati anche i numeri di Ragusa: nei tre ospedali si sono consumati 530 interruzioni, 420 con pillola. A chiudere c’è Siracusa, con le sue 261 interruzioni, 20 farmacologiche.

Nessun centro registrato invece in provincia di Caltanissetta. All’Ars è ancora ferma una proposta di legge per introdurre reparti senza medici obiettori, mentre la pillola abortiva RU486 non è somministrabile nei consultori, né in regime domiciliare. Una scelta politica più che sanitaria, in linea con le volontà dell’attuale governo nazionale.

Il grande assente resta il dato riguardante il tasso di obiettori di coscienza per singola struttura. Secondo la ricerca condotta da maidati.it, in Italia ci sono 72 ospedali dove tra l’80 e il 100% del personale sanitario è obiettore, 22 ospedali e 4 consultori con addirittura il 100%. Le percentuali ufficiali in Sicilia restano in linea con queste statistiche.

Per una legge sull’aborto risalente al 1978 e che in molte aree risulta ancora un diritto negato.

Hermes Carbone