Il quadro che emerge è netto e preoccupante: l’Italia si conferma un contesto difficile per chi diventa madre, con marcate disparità tra le diverse aree del Paese e un evidente svantaggio per le donne sul piano lavorativo.
A livello nazionale, è occupato solo il 62,3% delle madri, mentre tra i padri il tasso raggiunge il 91,5%. Una forbice che si allarga ulteriormente nel Mezzogiorno, dove la condizione delle madri risulta ancora più compromessa.
In Sicilia, ad esempio, solo 4 mamme su 10 con figli minori lavorano. Uno dei tassi più bassi d’Italia.
Il tasso di occupazione femminile crolla con la maternità: una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Se il bambino ha una disabilità, la percentuale sale al 35%.
E non è tutto: l’Italia è 96ª su 146 Paesi per partecipazione femminile al mercato del lavoro e 95ª per parità salariale.
Il 2024 ha registrato un nuovo minimo storico di nascite: 370mila, in calo del 2,6% rispetto all’anno precedente. Il tasso di fecondità è sceso a 1,18 figli per donna, il valore più basso mai registrato.
La Sicilia mostra un doppio volto: da un lato ha un tasso di fecondità superiore alla media nazionale, 1,27 figli per donna.
Dall’altro è ultima per i servizi alla prima infanzia e si posiziona tra le peggiori nell’indice del benessere materno.
A essere particolarmente penalizzate sono le madri single, definite da Save the Children “le equilibriste tra le equilibriste”.
In Italia i nuclei monogenitoriali sono in forte crescita: oltre 3,8 milioni nel 2021, il 77,6% dei quali composto da madri sole.
Nel Sud, la situazione è ancora più grave: solo il 45,2% delle mamme single ha un lavoro, contro l’83% al Nord.
Il rischio di povertà per queste famiglie è altissimo: riguarda il 32,1% dei casi.
Solo politiche integrate e durature potranno garantire che maternità, lavoro e vita privata non siano più in conflitto.
Il rapporto lancia un appello urgente: più asili nido, congedi di paternità efficaci e pari opportunità nel lavoro.
Solo così l’Italia potrà diventare, davvero, un Paese “mother friendly”.
Un’analisi che chiama in causa le istituzioni, ma anche la società tutta.
Essere madri, oggi, non dovrebbe significare dover scegliere tra famiglia e lavoro.
Serve un cambio di passo. E in fretta.