La moglie di un paziente deceduto presso l’ospedale Sant’Antonio di Trapani ha inviato una lettera alla direzione sanitaria del nosocomio, ai vertici dell’ASP e all’assessorato regionale alla salute lamentando la scarsa assistenza e la colpevole distrazione del personale sanitario. Un caso di insufficiente assistenza che la nostra interlocutrice non imputa ai medici dei quali non contesta la competenza, ma che attiene alla cura in generale che si deve ad un paziente. La lettera che racconta i fatti è firmata, la nostra redazione ha interloquito direttamente con la signora e solo per ragioni di privacy ne omettiamo nome e cognome e per esigenze di cronaca la chiameremo Maria.

Maria racconta che il marito è giunto nel reparto di pneumologia dell’ospedale Sant’Antonio domenica 29 maggio scorso tramite Pronto Soccorso. Il lunedì, alle 19:00, orario di visita, Maria ha trovato il marito ancora con la camicia ed il pantaloncino, nonostante alle 8 del mattino di quello stesso lunedì avesse consegnato ad un infermiere lo zaino con tutto l’occorrente per il ricovero, pigiama compreso. Il marito della signora, malato oncologico, al momento della visita della consorte non aveva né mangiato, né bevuto in quanto impossibilitato a prendere la bottiglia d’acqua lasciatagli sul comodino lontano dal suo letto. Alle 19:20 ha suonato il campanello perché aveva dolore all’addome e fino alle 20:06 non è s’è presentato nessuno, nonostante, ci riferisce Maria, ci fossero due persone del personale sanitario ferme a parlare in corridoio.

Il giorno dopo, martedì, la stessa situazione. La signora Maria trova il marito sempre con il pantaloncino senza essere stato lavato né cambiato e con il lenzuolo sporco. Fino al giovedì successivo al ricovero la situazione è sempre rimasta la medesima. Riferisce la signora Maria di aver trovato in una occasione sul comodino il piatto del cibo sigillato. Ne ha dedotto che gli è stato poggiato accanto senza che nessuno abbia provato a farlo mangiare. Praticamente abbandonato nel letto dell’ospedale.

Il marito di Maria a causa della patologia grave da cui era affetto assumeva due o tre volte al giorno un farmaco antidolorifico che però, afferma la signora non gli è stato somministrato per almeno le prime 48 ore benché al momento del ricovero fosse stata rassicurata che in reparto vi fossero tutti i farmaci necessari. Salvo scoprire da un medico che questo farmaco non era disponibile e consegnare, quindi, il martedì successivo al ricovero, la dotazione personale del farmaco del marito al personale del reparto. Insomma dal pomeriggio del 29 maggio fino alla mattina del 31 maggio il farmaco antidolorifico non è stato somministrato.

“Il mio rammarico – scrive la signora Maria ai vertici dell’ASP di Trapani – è che venerdì 3 mio marito è venuto a mancare ricevendo un trattamento non consono alle persone. Sono completamente amareggiata dal pessimo servizio (non farmacologico) che è stato dato a mio marito”.