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Un, due, tre… stella!

Passate le feste, gabbato lo santo. Così si usa dire per sottolineare il fatto che, spesso, ci si dimentica delle promesse fatte e degli impegni presi. Ma noi vogliamo provare a sfatare questo detto e, memori di ciò che vi abbiamo promesso nel farvi gli auguri di buon 2025, proviamo a tracciare una rotta che possa portarci al glorioso porto come insegna la frase pronunciata da Brunetto Latini, che raccomanda a Dante: “Se tu segui tua stella non puoi fallire a glorioso porto”. 

E quale sarà la stella da seguire? Venere, che è stata in congiunzione con la Luna ed è stato un bellissimo vedere? Beh, in effetti potremmo pure scegliere il pianeta più luminoso del nostro sistema solare proprio per la sua luce pronta ad indicare la via ai marinai ed ai viaggiatori. E cosa siamo noi, uomini e donne del mondo dell’informazione, se non viaggiatori alla ricerca di fatti da raccontare?

E il glorioso porto, allora, altro non può essere che il rispetto dovuto a chi ci legge sui giornali, a chi ci segue in tv o chi clicca sui nostri link.

Un rispetto che guarda principalmente alla sacralità della notizia e contemporaneamente al rispetto della dignità della persona anche, non vi sembri strano ciò che affermo, davanti ad un feroce atto criminale: in quel caso, questo insegna l’etica del giornalismo, si scrive pensando agli affetti di chi, quell’assassino, ha dato in pasto alla pubblica opinione.

Rispetto della notizia e dei lettori. E’ questa la strada maestra che si deve continuare a percorrere nel tentativo di raggiungere quel glorioso porto cui facevo cenno all’inizio. Ci riusciremo? Magari non sempre ma sempre, questo lo assicuro, ci proveremo e faremo ammenda quando non saremo stati precisi, puntuali, o completi.

E’ questo l’impegno che oggi ribadiamo, passate le feste, ed è contemporaneamente l’augurio che estendiamo a quei pochi colleghi giornalisti ormai rimasti ad operare in Sicilia e, in special modo, in provincia di Trapani.

Un augurio particolare lo voglio rivolgere, visto che più volte, nell’ultimo mese dell’anno appena passato, mi hanno stuzzicato a scrivere un editoriale, ai colleghi di TP24 e, soprattutto, al mio omologo Direttore Responsabile di quella testata: siamo su posizioni diverse (e lo sappiamo entrambi) per quanto riguarda il giornalismo. Entrambi, però, ritengo che siamo sintonizzati sulla stessa frequenza quando si tratta di scrivere articoli (tu li chiami “inchieste” io li chiamo “stralci di faldoni di indagini giudiziari”) su vicende che riguardano indagini di qualsivoglia natura. Eppure ho notato che su alcune di queste vicende la penna aveva finito l’inchiostro soffermandosi solo su alcuni nominativi tralasciandone altri e questo mi ha sorpreso tantissimo. Specialmente se teniamo corsi di giornalismo in giro per lo stivale italico.

Un’informazione strabica non fa bene a nessuno e oggi, con le norme sempre più restrittive che siamo costretti ad osservare, passare per strabici è veramente facile ma anche brutto per chi, come me e te e come diversi altri colleghi, di questo mestiere proviamo a farne il nostro unico sostentamento economico.

A tutti noi, pertanto, che dell’informazione dovremmo tenere alto lo stendardo in pieno rispetto dell’articolo 21 della Costituzione italiana, l’augurio di lavorare con serenità e in piena luce.

Che poi sia quella di Venere, del Sole o del lumicino che teniamo acceso sulla tastiera, poco importa. Importa, invece, che non sia la luce di un abbaglio o del tintinnare di promesse a venire.

Vale per me, innanzi tutto.

Nicola Baldarotta

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