Si chiude con un nulla di fatto (giuridico) e qualche sorriso amaro la querelle giudiziaria tra Valerio Antonini, presidente della squadra di basket Trapani Shark, e Giuseppe Cirobisi, ex tifoso e autore di pungenti post su Facebook. Il Giudice per le Indagini Preliminari, Giancarlo Caruso, ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Antonini, accusato di diffamazione aggravata.
Tutto comincia con una foto pubblicata da Cirobisi il 4 marzo 2024: l’immagine ritrae Antonini a bordo campo, accompagnata dal commento «Il mandriano nel recinto e le pecore fuori, MAI visto!». Un’uscita da stand-up comedy social che ha fatto infuriare il presidente, tanto da spingerlo a firmare un comunicato ufficiale della società con cui veniva vietato al “disturbatore” l’ingresso alle partite per due anni. Insomma: dalle tribune… alla tribuna d’onore della black list.

La vicenda ha poi preso una piega ancor più pepata pochi giorni dopo, durante la trasmissione Res Publica su Telesud. Qui Antonini, commentando l’esclusione del Cirobisi dagli eventi Shark, ha aggiunto una dichiarazione che ha fatto scattare la querela: «…questo signore, che poi peraltro scopriamo avere una denuncia in corso da parte della ex moglie per aggressione perché sembra proprio che sia un uomo che alza le mani».
Apriti cielo. Cirobisi si è rivolto subito alla magistratura, invocando tutela della propria reputazione. Ma il GIP Caruso ha tirato il freno a mano: secondo il giudice, non solo le parole di Antonini si fondavano su elementi di verità – la denuncia della ex moglie c’era davvero – ma sono state pronunciate senza toni ingiuriosi o epiteti gratuiti. Insomma, nessuna “schiacciata” fuori misura da parte del presidente, solo una legittima critica nel pieno del diritto costituzionalmente garantito.
Il giudice ha anche ricordato che la giurisprudenza ammette l’esimente dell’esercizio putativo del diritto di critica, soprattutto se chi parla ha una ragionevole convinzione della veridicità dei fatti. E in questo caso, Antonini aveva sentito la storia dalla diretta interessata (l’ex moglie) e da ambienti molto vicini al club.
Morale della favola? La frase incriminata non è reato. Cirobisi resta fuori dal palazzetto, Antonini resta al suo posto, e il tribunale – almeno questa volta – fischia la fine del match senza sanzioni.
Nota di cronaca:
Forse è vero che nello sport, come nella vita, chi la dice (o la posta) grossa… poi deve anche aspettarsi la replica. E quando si gioca su Facebook, può finire che ci si ritrovi in un’aula di tribunale a fare i conti con un post scritto di pancia. Ma almeno, stavolta, il giudice non ha ritenuto necessario ricorrere all’instant replay.
Nicola Baldarotta