Fino a ieri, quindi a cinque giorni di distanza dal terribile rogo che ha devastato un versante della montagna di Erice, le squadre della Forestale e della Protezione Civile hanno continuato a presidiare ed a gettare acqua nei “focolai” che avrebbero potuto portare ad una ripresa dell’incendio. In base alle stime della Forestale nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, sono andati a fuoco 35 ettari di vegetazione.
E nelle operazioni di spegnimento, che hanno permesso di fermare l’avanzata delle fiamme salvando il bosco di Erice e l’area demaniale di San Matteo, ha sicuramente fatto la differenza il coordinamento, gestito dal Corpo Forestale, delle squadre e dei mezzi in campo.
La pioggia di questa notte dovrebbe scongiurare altri focolai e riprese dell’incendio. Resta la ferita del costone annerito che si vede da sotto la Casazza. L’ennesimo scempio ambientale, dunque, in una zona molto paesaggistica e particolarmente bella, ricca di biodiversità e di itinerari escursionistici.
E resta sempre la domanda di cosa fare e quali strumenti mettere in campo per contrastare gli incendi boschivi. Tra le ipotesi in campo c’è anche quella dell’utilizzo dei droni. Ma a riguardo il comandante Barbera ha manifestato non poche perplessità sull’utilizzo di questi sistemi.
Mario Torrente
LE FOTO DELLA MONTAGNA DEVASTATA DAL FUOCO






