Si terrà oggi, lunedì, 10 gennaio, nell’aula «Paolo Borsellino» del Tribunale Marsala, davanti al giudice monocratico Giusi Montericcio, la seconda udienza del processo che vede imputata l’ex pm Maria Angioni, con l’accusa di false informazioni a pubblico ministero, per il caso che si inserisce nell’ambito dell’inchiesta bis per il sequestro della piccola Denise Pipitone, scomparsa a Mazara del Vallo il primo settembre 2004, quando aveva poco meno di 4 anni. A sostenere l’accusa contro la Angioni sono i pm Roberto Piscitello e Giuliana Rana.
A difendere la Angioni sono gli avvocati Stefano e Andrea Pellegrino.
«Ho fiducia in questo processo – ha detto Maria Angioni, che attualmente è giudice del lavoro a Sassari, dopo la conclusione della prima udienza – perché aiuterà a ristabilire la verità. Solo così si capirà qual è stata la sorte della bambina. Nella vicenda Denise ci sono ancora particolari da approfondire, come quella dell’auto guidata da una donna che il giorno del sequestro fu vista procedere a folle velocità, urtando anche contro un marciapiedi, con a bordo una bambina che agitava la manina».
Secondo la Angioni, non sono soltanto le stragi della Repubblica a meritare attenzione, ma anche la scomparsa di una bambina è un motivo per andare fino in fondo. Maria Angioni è chiamata a processo per false dichiarazioni ai pm in merito alla vicenda della scomparsa, essendo stata titolare delle indagini sul rapimento fino al luglio 2005. Il pm è stata mandata a processo per i depistaggi e le connivenze denunciati in tv e in Procura privi di riscontro. Per lei è stato disposto il giudizio immediato già il 23 dicembre scorso davanti al giudice monocratico del Tribunale di Marsala. I suoi legali hanno fornito alla Procura una lista di 14 persone chiamate a testimoniare lunedì: in aula saranno presenti anche le telecamere della trasmissione Quarto Grado, respinte dalla Procura in un primo momento e poi autorizzate dal giudice monocratico che ha ritenuto il processo di interesse pubblico.
Nella lista compaiono nomi importanti come Antonio Sfamemi, all’epoca dei fatti dirigente del commissariato di Mazara del Vallo, Stefania Letterato, fidanzata e in seguito moglie di Sfamemi e Gioacchino Genchi, consulente informatico della Procura di Marsala all’epoca dei fatti. Secondo l’ex pm, al tempo delle indagini c’era un conflitto di interessi dovuto al fatto che Stefania Letterato avesse intrattenuto un assiduo scambio telefonico con Anna Corona. La compagna del commissario Sfamemi, aveva secondo l’ex pm, un rapporto di amicizia con una delle principali indiziate per il rapimento di Denise. Genchi riferì che l’insuccesso delle indagini era ricollegabile proprio all’amicizia tra Corona e Letterato. L’uomo fu querelato e la sua posizione poi archiviata.
Chiamato a testimoniare anche Giovanni Caravelli, attuale direttore dei servizi segreti dell’Aise. Secondo Angioni infatti, all’epoca vi fu anche “l’intervento dei servizi segreti”. Richiesta l’audizione in aula anche per Antonino Silvio Sciuto, ex procuratore capo di Marsala e Luigi Boccia, ex sostituto procuratore e uno dei primi titolari dell’inchiesta insieme ad Angioni.