Tra le norme approvate con la finanziaria regionale l’aumento delle indennità dei parlamentari. Sulla vicenda la contradditoria posizione dei movimenti che fanno capo a Cateno De Luca. Un vecchio detto siciliano così recita: “I soddi mi fannu schifu, ma damminni nautra nticchia”. Usando il dialetto siciliano, il deputato regionale Cateno De Luca, ieri pomeriggio ha proposto all’Assemblea Regionale Siciliana l’emendamento di Sicilia Vera e Sud chiama Nord che avrebbe abrogato l’aumento delle indennità dei parlamentari Siciliani, quelle che impropriamente chiamiamo stipendi.

Una riga semplicissima: “Il comma 2 dell’art. 2 della legge regionale 4 gennaio 2014 è abrogato”. Bastava votare questo emendamento e l’aumento Istat non sarebbe passato. E invece l’Aula ha deciso per accogliere l’automatismo dell’aumento Istat, poco più di 800 euro mensili lordi per ciascun deputato, per una spesa complessiva di circa 800mila euro l’anno sul bilancio della Regione.

Sebbene molti deputati, di maggioranza e d’opposizione, abbiano mostrato pubblica indignazione e tuonato contro l’aumento, l’emendamento dei movimenti che fanno capo a Cateno De Luca non è passato: per soli 5 voti. Segno che una buona parte dell’aula aveva colto il segnale, da più parti provenienti, che l’aumento automatico, ancorché legittimo per legge non era politicamente e forse anche eticamente opportuno in questa fase economica difficile per il Paese e ancor più per la Sicilia.

Singolare appare, però, che l’emendamento presentato da Cateno De Luca e dai movimenti Sicilia Vera e Sud chiama Nord non sia stato votato dagli otto deputati regionali di Sicilia Vera e di Sud Chiama Nord. Quali siano i motivi politici per i quali c’è stato il repentino cambio di posizione non è dato sapere. Ma forse la spiegazione è semplice e sta tutta nel detto siciliano citato da De Luca: “I soddi mi fannu schifu, ma damminni nautra nticchia”.