Si è fermata al 20,3% l’affluenza in provincia di Trapani per il referendum abrogativo promosso dalla CGIL, che chiamava i cittadini a esprimersi su cinque quesiti legati al mondo del lavoro e dei diritti civili. Pur con una partecipazione contenuta – poco più di 67mila votanti su 330mila trapanesi aventi diritto – i risultati emersi indicano una posizione netta su tutti i temi proposti, con percentuali di “sì” che, in quattro casi su cinque, hanno superato l’85%.
Il quesito più votato riguardava l’abrogazione del contratto a tutele crescenti, introdotto con il Jobs Act, che limita il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, prevedendo un’indennità economica compresa tra 6 e 36 mensilità. Il 90,87% dei votanti si è detto favorevole al ritorno a un modello che consenta più facilmente la reintegrazione del lavoratore licenziato ingiustamente.
Anche sulla seconda scheda la maggioranza dei votanti (89,23%) ha chiesto l’eliminazione del tetto massimo di 6 mensilità come indennizzo in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese, rafforzando le tutele anche per chi lavora in contesti aziendali ridotti.
Altro tema centrale era quello dei contratti a tempo determinato. Il 90,56% ha votato per reintrodurre l’obbligo di specificare una causale fin dal primo giorno di assunzione, cancellando la norma che consente di evitarla nei primi 12 mesi. Una misura che, nelle intenzioni dei promotori, punta a contrastare l’abuso della precarietà.
Sì anche all’abrogazione della norma che limita la responsabilità del committente in caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali legate a rischi specifici dell’azienda appaltatrice. L’87,91% ha ritenuto necessario che il committente risponda in solido, rafforzando così la catena delle responsabilità in materia di sicurezza.
Il quesito più divisivo è stato quello sulla cittadinanza, che proponeva di abrogare il requisito dei dieci anni di residenza legale per ottenere quella italiana. Il 64,41% si è detto favorevole alla modifica, mentre il fronte del no ha raggiunto il 35,59%, segnalando una maggiore complessità del tema. Va segnalato che la quinta scheda ha registrato un lieve calo di votanti rispetto alle altre: poco più di 66mila.
Il dato trapanese si allinea alla tendenza regionale e nazionale: il referendum non ha raggiunto il quorum, e quindi non avrà conseguenze normative. Resta però il dato politico: tra i pochi che si sono recati alle urne, la volontà espressa è stata chiara.




