In questi giorni di rapida diffusione del virus abbiamo raccontato delle difficoltà di molti cittadini trapanesi e della provincia di Trapani di avere comunicazioni chiare da parte di USCA ed ASP Trapani. Tra le tante mail che abbiamo ricevuto ne abbiamo scelta una che ci è parsa esemplare. Non è una protesta, ma piuttosto una rassegnata testimonianza frutto dell’amarezza per un sistema sanitario che sembra combattere la pandemia ancora con le armi spuntate dei primi mesi nonostante sia trascorsi due anni.
Il 28 dicembre – scrive la nostra telespettatrice e concittadina trapanese –, mi reco all’ospedale sant Antonio poiché, mia figlia di un anno, ha 40 di febbre e non scende con la solita dose di tachipirina. Al pronto soccorso le viene fatto un tampone prima rapido e successivamente molecolare che confermano la sua positività al covid19. La stessa sera, poiché ci avrebbero dovuto trasferire all’ospedale di Palermo, deputato alle cure (ma non aveva disponibilità di posti letto), fanno anche a me un tampone molecolare….”anche lei positiva” mi comunica l’infermiera. Non mi stupisco. Vengo al sodo!!! La mia positività viene ovviamente comunicata all’ASP e inizia così la mia quarantena. Il giorno 5 gennaio l’Usca mi convoca per effettuare il tampone, così dopo un’estenuate fila e attesa in drive in, ci fanno il tampone e in serata l’esito: ” negativi” tutti e tre. Wow! La sera stessa però alle 23:39 una mail ci avvisa che a seguito di un errore tecnico i risultati non sono attendibili. Il giorno 6 un operatore ci conforta avvisandoci che dopo un’attenta analisi, è veritiero il nostro esito, quindi ci conferma la nostra guarigione. Finalmente siamo liberi!!! E no liberi un corno, o meglio…. decido di fare un tampone molecolare, a mie spese sia chiaro, per essere certa di essere negativa e non rappresentare io un rischio per gli altri. Eesito: positivo. Ricomincia così per me, la prigionia, quella fatta di attese, di sacchi di immondizia che campeggiano sul mio balcone in attesa di essere ritirati, speranzosa che tanti come me si siano sincerati circa la veridicità dei tamponi. Ci chiediamo poi come sia possibile che i casi sono in costante aumento…..
Fin qui la lettera, firmata, della nostra concittadina alla redazione. Tra le righe, oltre alla questione dei tamponi e del caos determinatosi in questi giorni, emerge anche l’altro problema: il ritiro dei rifiuti per chi è in quarantena. La procedura prevedrebbe che la raccolta nelle famiglie con un soggetto positivo sia indifferenziata. Tutta la spazzatura in un unico sacchetto, poi doppio sacco e chiusura ermetica, ritiro e termodistruzione. Ma è sul ritiro che casca l’asino. Chi è deputato al ritiro? La Regione Siciliana classifica i rifiuti in tre categorie: A1, A e B. A1 – Rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria. Raccolta indifferenziata, ritiro dell’ASP e termodistruzione.
A – Rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti in permanenza domiciliare fiduciaria quarantena con sorveglianza attiva (utenze e rifiuti di tipo Al). Raccolta indifferenziata, ritiro del comune e termodistruzione.
B – Rifiuti urbani prodotti dalla popolazione generale in abitazioni dove non soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria. Raccolta differenziata, ritiro del comune, trattamento ordinario.
Sembrerebbe dunque che la competenza per il ritiro dei rifiuti sia dell’ASP e non del comune per i rifiuti di tipo A. Ma la stessa ordinanza stabilisce anche che in caso di motivata e dimostrata impossibilità da parte delle ASP sarà cura dei Comuni subentrare nella gestione della raccolta dei rifiuti Covid, anche di tipo A, fermo restando che resteranno a carico delle ASP gli oneri dei servizi resi dagli stessi comuni. Ora a Trapani, e forse anche in altri comuni, è scoppiato il solito conflitto di competenze e mentre il Comune capoluogo indica le responsabilità dell’ASP quest’ultima tace. Non siamo ancora neppure al rimballo delle responsabilità. E intanto la spazzatura si accumula sui balconi e nelle case delle persone in quarantena