Un’opera artistica per non dimenticare l’orrore e la ferocia di Cosa nostra. Custonaci, questa mattina, ha ricordato il piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido nel 1996. Aveva 12 anni. La sua colpa? Quella di essere figlio di un collaboratore di giustizia. La mafia decretò la sua condanna a morte e lo fece nel modo più brutale.
Questa mattina, nella villetta dove venne tenuto prigioniero il ragazzino dopo il sequestro, nella frazione di Purgatorio, è stata scoperta l’opera “Un angelo al galoppo”realizzata da Martina Angelo.
«Nell’opera – spiega l’artista – ho voluto dare voce a chi non ne ha mai avuta. La voce di Giuseppe è raccontata attraverso un’immagine di libertà dove egli spicca un volo libero sul suo cavallo dal crine ribelle”.
L’opera, frutto di un progetto della democrazia partecipata, è stata svelata alla presenza degli studenti dell’Istituto comprensivo “Lombardo Radice – Enrico Fermi” e delle autorità civili, religiose e militari. Al termine della cerimonia si è svolto poi un animato e gioioso corteo che ha raggiunto il centro storico dove si è tenuto un flash mob con protagonisti gli studenti.
L’omicidio di Giuseppe Di Matteo venne commesso a San Giuseppe Iato, l ‘11 gennaio 1996 nel tentativo di impedire che il padre, Santino, collaboratore di giustizia ed ex mafioso, parlasse con gli investigatori. Il cadavere venne sciolto in un fusto di acido. La vittima venne rapita da un gruppo di criminali su ordine di alcuni boss, tra cui Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro e uccisa dopo 799 giorni di prigionia.