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Erice, le nebbie, le accuse e le querele: sarà un novembre di fuoco

In sette compariranno davanti al GIP il prossimo 12 novembre: accusati di aver calunniato e diffamato l’ex vicesindaco Angelo Catalano

di Nicola Baldarotta

L’udienza davanti al GIP di Trapani, dottor Corso, è fissata per il prossimo 12 novembre.

A rispondere delle accuse di calunnia e diffamazione nei confronti dell’architetto Angelo Catalano, ai tempi vicesindaco del Comune di Erice, saranno in sette: Riccardo Agliano, imprenditore, la sindaca di Erice Daniela Toscano, gli ex assessori della sua Giunta Gianrosario Simonte, Giuseppe Spagnolo, l’attuale vicesindaco Gianni Mauro, l’attuale assessore Vincenzo DI Marco e il funzionario comunale Pietro Pedone.

Tutto prende le mosse dall’inchiesta che portò agli arresti domiciliari dell’architetto Angelo Catalano con le accuse, tra le altre, di corruzione e abuso d’ufficio. Catalano, come noto, patteggiò le accuse di corruzione e venne prosciolto dalle altre ma ha deciso di ricorrere in Cassazione nel tentativo di dimostrare che quel patteggiamento fu frutto della sua disperazione poiché, ancora oggi, continua a dirsi innocente e non colpevole. Nel frattempo, però,  l’architetto ha avuto modo di leggere tutte le carte relative all’indagine a suo carico e immaginiamo sia letteralmente saltato sulla sedia quando ha scoperto cosa dicevano di lui quelli che avrebbero dovuto essere suoi amici, oltre che colleghi in Amministrazione a Erice. A partire dalla sindaca e proseguendo con alcuni consiglieri comunali.

Decise di passare dal banco degli imputati a quello degli accusatori presentando denuncia-querela nei confronti dei sette menzionati prima. Ma ricevette un secco diniego dagli organi giudiziari che decisero, con decisione del PM, di archiviare le sue denunce. Catalano, però, non s’è scoraggiato ed anzi ha ampliato le documentazioni che certificherebbero le avvenute calunnie e le diffamazioni nei suoi confronti. E s’è opposto all’archiviazione del PM avviando, di fatto, la prosecuzione delle indagini. A novembre, tutto quello che ha raccolto l’architetto a dimostrazione della sua tesi, sarà al vaglio del GIP.

Angelo Catalano, a leggere le circa 375 pagine che compongono la sua denuncia-querela, sarebbe stata la vittima designata di un “gioco politico contro di lui” messo in atto, a volte per ripicche personali e a volte per questioni legate alla carriera in seno all’Amministrazione ericina. Un gioco al massacro, però, stando alla denuncia presentata dall’ex vicesindaco. Un turbinio di accuse ed illazioni che ne avrebbero indebolito non solo l’immagine presso gli uffici comunali e presso lo stesso organo amministrativo presieduto da Daniela Toscano ma che, in alcune circostanze, avrebbe anche avallato il provvedimento di custodia cautelare emesso nei suoi confronti.

Catalano, nei lunghi mesi passati ai domiciliari, ha letto tutti i faldoni, ha ascoltato le interviste rese dagli altri protagonisti della vita politico-amministrativa ericina e trapanese e poi, probabilmente schifato e deluso per non aver compreso con chi avesse a che fare, ha deciso di passare al contrattacco.

Il suo avvocato, Michele Renda, s’è fatto convinto che la calunnia ci fosse e, in aggiunta, che fosse stata un’aggravante per il procedimento penale a carico di Catalano, presentato quindi come “persona falsamente incolpata”.

E per avvalorare la tesi riporta nella denuncia ampie riproduzioni delle conversazioni telefoniche intercorse tra gli indagati in modo da evidenziare la malafede con la quale è stata rappresentata la responsabilità di Angelo Catalano direttamente all’Autorità giudiziaria. Ne viene fuori un quadro desolante, di degrado etico e morale: a leggere le carte non si può non definire un “covo di vipere” tutto il palazzo Comunale ericino che, appare palese, vedeva in quel periodo tutti contro tutti. Soprattutto, su questo punta la difesa di Catalano, erano “tutti contro l’allora vicesindaco” ritenuto troppo autonomo, troppo rigido, troppo militaresco nei suoi rapporti con gli uffici e gli stessi colleghi amministratori.

Ancora una volta, però, sullo sfondo di questa matassa ancora da sbrogliare c’è l’ormai famigerato “caso parcheggi” ad Erice con l’imprenditore Riccardo Agliano artefice principale dell’inchiesta che ha portato all’emissione di tre provvedimenti restrittivi (nei confronti della sindaca Toscano, del marito Francesco Rallo, e del fratello Massimo).

Considerata la corposità dell’articolo, abbiamo deciso di suddividerlo in più parti. Questa consideratela la prima.
Leggi qui la seconda parte.

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