È stato disposto dal GIP di Trapani nell’ambito dell’operazione Aspide
Non si placa, prevedibilmente, il clamore dei social per l’operazione della Procura di Trapani che ha terremotato, oggi, l’Azienda Sanitaria Provinciale. Due ordinanze cautelari in carcere e tante misure domiciliari. La Giudice per le Indagini Preliminari, Caterina Brignone, ha oltretutto disposto nei confronti di quest’ultimi “che le procedure di controllo ad opera della Polizia Giudiziaria avvengano anche mediante attivazione del cosiddetto Braccialetto elettronico, disponendo fin d’ora che a ciascun imputato, qualora neghi il proprio consenso all’adozione di tale mezzo, venga applicata la misura della custodia in carcere.” Altrettanto, il GIP ha sancito che “ciascun indagato è tenuto ad agevolare le procedure di installazione ed a garantire il pagamento di energia elettrica al regolare funzionamento del mezzo elettronico e che, in caso di mancato rispetto, la misura domiciliare verrà sostituita con quella in carcere.” Una nota di colore, se così si può definire, in una triste vicenda di potenziale malasanità. L’ennesima. Da sottolineare, tuttavia, che per quattro indagati il Giudice non ha disposto alcuna misura restrittiva, nonostante la richiesta cautelare della Procura. Si tratta di Ranieri Candura, Nunzia La Franca, Antonina La Commare ed il consigliere comunale Gaspare Gianformaggio. Per loro, la Brignone ha ritenuto di non applicare, in punta di diritto per limiti edittali dei presunti reati, “alcuna misura personale, non ravvisando pericula libertatis” seppur abbia ritenuto che fossero “emersi gravi indizi di colpevolezza” a loro carico.