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Erice, ecco perchè Angelo Catalano ha querelato mezza giunta del Comune

Terza parte della storia che il prossimo 12 novembre vedrà davanti al GIP 7 persone, fra le quali la sindaca Toscano e l’imprenditore Agliano artefice del “caso parcheggi”

di Nicola Baldarotta

Concludiamo, con la pubblicazione di questa terza parte, il racconto delle motivazioni che hanno spinto l’architetto Angelo Catalano, ex vicesindaco di Erice, a denunciare per calunnia e diffamazione ben sette persone: la sindaca ericina, Daniela Toscano, gli assessori attuali Gianni Mauro e Vincenzo DI Marco, gli ex assessori Gianrosario SImonte e Giuseppe Spagnolo, il funzionario comunale Pietro Pedone e, infine, l’imprenditore Riccardo Agliano. Tutti e sette, il prossimo 12 novembre compariranno davanti al GIP che deciderà se archiviare la pratica o procedere.

Per avere il quadro completo potete leggere la prima parte della storia qui.

La seconda parte, invece, la potete leggere qui.

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TERZA PARTE

E così vale anche per Gianrosario Simonte, divenuto poi vicesindaco al posto di Catalano.

Le accuse di diffamazione e calunnie sono relative al fatto che Simonte avrebbe sostenuto più volte che il Catalano era un “fascista” che “istiga” la violenza, “rompiballe catalogato”, che “andava levato dal suo posto”, “assessore al nulla”, “non risolve le cose”, “si rivolge male ai dipendenti” comunali, che “ha perso il senso della ragione”, “inviso a tutti”, “con fisime e fissazioni”, non capace di “fare neanche l’amministratore di condominio”, “pazzo”, che “litiga con tutti”, “coglione”, impegnato tutto il giorno “a fare l’asino”, “limitato”– E non solo, Catalano lo denuncia anche per averlo falsamente incolpato accusandolo nel corso della comunicazione telefonica del 24.04.2018 con il sindaco Daniela Toscano, pubblico ufficiale che aveva l’obbligo di riferirne all’Autorità Giudiziaria, del reato di abuso di ufficio, sostenendo che il Catalano si era fatto ripulire tutta la via Entello – sita in località Pizzolungo – dove è ubicata la sua abitazione.

Così scrive l’avvocato difensore: “Evidentemente il Catalano, definito da Simonte “impirugghiaperi”, era troppo rispettoso delle norme e delle leggi e quindi dava fastidio e pertanto da eliminare politicamente”.  E perché? Catalano una sua deduzione la fornisce: Simonte avrebbe dovuto lasciare l’incarico in giunta come da accordi politici e, non volendolo fare, mise in atto un sistema di plagio nei confronti della sindaca Toscano a scapito di Catalano.

E così vale anche per Vincenzo DI Marco, allora solo consigliere comunale ma oggi assessore, il quale unitamente all’assessore Gianrosario Simonte, risulterebbe essere la causa scatenante di tale calunniosa accusa al Catalano fin da quando il Simonte chiama la Toscano per riferire che il Di Marco gli aveva comunicato che il Catalano aveva fatto pulire la strada ove vive a scapito delle altre di Pizzolungo.

Tutte accuse che, secondo la difesa, finirono per mettere nei guai l’architetto Angelo Catalano.

Le offese e le calunnie, si legge negli atti a difesa di Catalano, erano sulla bocca di tanti: compresi la sindaca Toscano e l’allora assessore (ora anche vicesindaco) Gianni Mauro. Un metodo, in pratica, che serviva a screditare l’architetto e a metterlo da parte. Su questo, verosimilmente, sta puntando la difesa di Catalano.

Catalano dalla Toscano, ad esempio, era definito: “maschilista e fascista”, “con una idea delle donne mai positiva”, soggetto che “fa inchiappamenti”, “pazzo”, “turdo”, “malato con disturbo bipolare”; soggetto che “crea disarmonia e contrapposizione”, “pazzoide”, che “voleva far togliere una multa”; “deficiente” completamente “fuori di testa”, “vastaso che non fa una mazza”;

Dalle intercettazioni delle molteplici telefonate poste a carico della Toscano si evincerebbe che ogni qualvolta quest’ultima parla con qualcuno del Catalano ne sorride schernendolo ed offendendolo senza alcun ritegno, dimenticando di parlare del suo vice, nonché pubblico ufficiale: in tutte le telefonate intercettate cercherebbe sempre di trovare un motivo per evidenziare, anche se non vi sono, eventuali errori o reati del Catalano e comunque nulla fa per fermare le maldicenze e/o calunnie che anzi alimenta al fine di avere un pretesto per allontanarlo dalla giunta, cercando altresì il benestare dell’ex presidente del consiglio comunale Giacomo Tranchida, a cui si rivolge per il consenso all’allontanamento. La difesa prova a dimostrare il disegno di screditamento nei confronti di Angelo Catalano e precisa che, al Catalano, la Toscano non esterna mai però tali perplessità ed anzi con lui dialoga serenamente senza ipocritamente far trasparire mai nulla, sebbene a poco a poco lo estraniava dalla macchina politica ericina con comportamenti volti a togliergli visibilità se non addirittura a denigrarlo.

A dirigere la trama, secondo l’avvocato Renda, ci sarebbe il funzionario comunale Pietro Pedone. I vari presunti calunniatori, approfittando del dissidio, alimentato anche dalle continue insinuazioni dell’architetto Pedone, ne alimentano l’astio con proprie illecite accuse prive di alcun fondamento.

Catalano ha letto, ha sedimentato. E ora è passato ad attaccare.

Il prossimo 12 novembre si aprirà un altro squarcio nelle ormai famigerate “nebbie ericine”.

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