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Il mio ricordo di Fra Biagio

Nell'approfondimento di oggi, il presidente di Telesud, Massimo Marino, ricorda Biagio Conte, scomparso ieri.

Quasi 10 anni fa andammo a trovare Biagio Conte nella sua Missione di via Decollati. Lo conoscevo poco, ma ne avevo profonda stima, immagino come quasi tutti i siciliani. Del resto, era impossibile non averne per una figura che ha dedicato la vita agli ultimi, spogliandosi dei beni terreni; lui che proveniva da una famiglia palermitana agiata e che un giorno abbandonò incamminandosi verso Firenze e poi Assisi, decidendo di vivere da eremita a seguito di una profonda crisi spirituale. Tanto che i suoi genitori andarono a “Chi l’ha visto?” per ritrovarlo, dove lui chiamò in diretta comunicandogli la sua scelta di vita. Tornato a Palermo, cambiò idea, accortosi di quanti, anche nella sua città erano rimasti indietro. Da lì, la decisione: creare un luogo “per i suoi fratelli ultimi”, poveri e diseredati della terra. Oggi quell’idea divenuta “Speranza e Carità” gestisce 9 strutture. Fra queste, quella di via Decollati dove quasi dieci anni fa, per Natale, decidemmo di portare migliaia di scatole di tonno, gentilmente offerte dall’Azienda Nino Castiglione ed assieme agli amici della Seriservice consegnammo centinaia di indumenti caldi per gli ospiti di Fra Biagio. Una piccola delegazione trapanese capitanata da Giacomo Pilati e Marcello Mazzarella che lo hanno raccontato nel libro “La città dei poveri” e nel lungometraggio “Biagio”. Ero stato prima in via Archirafi, traversa della centralissima via Lincoln, e già lì mi colpì l’organizzazione della struttura d’accoglienza che ci fece visitare Don Pino Vitrano, braccio destro di Conte; non grandissima ma con tanto di saletta odontoiatrica che i dentisti di Palermo avevano donato impegnandosi ad andare a turno per le esigenze mediche dei circa 200 ospiti della Missione. Il 22 dicembre del 2014, poi, “La cittadella del povero e della speranza”, impressionante. Una area enorme che ospitava in vari edifici migliaia di profughi provenienti dall’Africa e dell’Asia. Senza alcuna distinzione religiosa, lì potevano trovare un tetto ed un pasto caldo. Biagio Conte ci accolse e ci fece visitare gli ex capannoni abbandonati dell’Aeronautica sulle sponde dell’Oreto, raccontandoci la sua storia. Ed eccola qua, “la Cattedrale dei poveri” con una macina come altare; il panificio, la falegnameria…, le tele dipinte da Bekir, tunisino musulmano ex ospite della Missione, la via Crucis scolpita da Nanà del Ghana, i mosaici realizzati dai ragazzi con la sindrome di Down di Comiso, le opere di Misericordia nelle vetrate che ci dicono che nessuno è straniero in quella Casa di preghiera “di tutti i popoli”…, e la ristrutturazione in corso di un grande edificio dell’area con il pavimento di marmo donato dall’azienda X ed il soffitto ligneo dell’impresa Y. Davvero un viaggio nell’anima per chi, come troppi di noi, è impegnato nella sua quotidianità egoistica e consumistica infischiandosene di chi è rimasto indietro ed avrebbe bisogno anche del nostro aiuto, piccolo o grande che possa essere. Una esperienza umana toccante ed inestimabile. Insomma, per me Biagio Conte è la rappresentazione plastica della santità. Non è un caso che tanti già lo propongo “Santo subito”, lui che era un missionario laico. E davvero, non so come possa opporsi “l’Avvocato del Diavolo” in seno alla Congregazione vaticana che dovrebbe proclamarlo. Forse perché non abbia fatto alcun miracolo, condizione necessaria al processo? Ebbene, miracolo deriva dal latino “miraculum”, “cosa meravigliosa”; e se non è una cosa meravigliosa ciò che ci ha lasciato nostro fratello Biagio, mi domando cosa lo sia in questa società…

Massimo Marino
Presidente di Telesud 

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