“Per arrivare al pronto soccorso si rischia la morte”: caos viabilità al Policlinico di Catania

Qui si rischia la morte. E’ il grido d’allarme che ormai da mesi lanciano medici e personale sanitario del pronto soccorso del Policlinico di Catania in via Santa Sofia. Soprattutto nelle ore di punta, infatti, l’arteria molto trafficata si intasa totalmente anche a causa delle auto parcheggiate in modo scorretto. Risultato? Le ambulanze hanno enormi difficoltà ad arrivare all’ingresso del pronto soccorso.

“Si rischia la vita – spiega il dott. Alessandro Belvedere – perché se l’ambulanza rimane due minuti, come è capitato con un codice rosso a 30 metri dalla sbarra, chiunque può morire e noi non gli possiamo dare aiuto. Oppure, pensate a una macchina che trasporta un ferito, deve passare velocemente, le macchine si levano, si spostano e possono essere anche a rischio di incidenti. Questa strada per l’ospedale che va dal padiglione 8 al padiglione del pronto soccorso deve essere sgombera per tutte le emergenze e per tutti i cittadini, anche per gli utenti che vanno a fare delle visite anche ambulatoriali”.

Una situazione che è migliorata, almeno in parte, dopo l’installazione dei New Jersey che impediscono il parcheggio selvaggio all’ingresso del pronto soccorso e che si normalizza quando permane in presidio una pattuglia dei vigili urbani. Ma cosa potrebbe accadere in caso di maxi-emergenza?

“Se c’è caos – dichiara Alessandro Belvedere – e siamo nell’ora di punta, come faremo? Non è possibile, non è sostenibile, potrebbe arrivare soltanto l’elisoccorso e in secondo luogo anche l’uscita, come via di fuga dal policlinico se succede qualcosa dentro, è veramente difficoltosa”.

La questione in questo caso è inerente alla viabilità ma si inserisce nel contesto di problematiche legate alla sicurezza di medici e personale sanitario nei pronto soccorso e alla mancanza del posto di polizia all’interno dei nosocomi.

“E’ insostenibile – conclude il dott. Belvedere – perché comunque il posto di polizia è una deterrenza importante per eventuali aggressioni, la vigilanza c’è ed è sufficiente ma non è la stessa cosa del poliziotto”.

di Alessandro Fragalà