Una terribile storia con un lieto fine. È quanto successo al trapanese Salvatore Aleo, noto in città per essere il presidente del Comitato “Vogliamo Trapani ed Erice un solo Comune”.
Salvatore, infatti, ha rischiato di morire ma grazie ad un intervento tempestivo di medici e infermieri, è riuscito a salvarsi nonostante le possibilità di rimanere in vita erano pochissime, se non nulle.
«È iniziato tutto in una mattina che, apparentemente, era come tutte le altre: prima la colazione al solito bar sotto casa, poi i sopralluoghi di lavoro – ci ha raccontato -. Durante la guida, invece, accuso un malore e da lì cominciano gli incubi. Un fortissimo dolore al petto e una debolezza immediata e intensa che mi costringono a scendere dalla macchia, entrare nel bar e chiedere aiuto. Proprio lì ricevo i primi soccorso e dopo pochissimi minuti è arrivata l’ambulanza, chiamata da un poliziotto che si trovava di passaggio. Mi sono ritrovato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Trapani – continua Aleo – e un’intera equipe si è occupata di me. Il medico cardiologo di turno si è immediatamente reso conto della gravità della situazione, diagnosticando una lesione nell’aorta. Insomma, tutto il personale del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate è stato impeccabile, ognuno con il proprio ruolo.
In pochi minuti, poi, hanno cercato e trovato la disponibilità dell’ospedale con reparto di cardiochirurgia e in pochissimo tempo hanno fatto arrivare l’elisoccorso che mi ha accompagnato al policlinico di Catania che mi hanno salvato la vita».
Salvatore Aleo, poi, ci tiene a precisare che la testimonianza nasce «per informare i cittadini sull’efficienza del nostro ospedale, della professionalità dello stesso, del personale tutto e del miracolo che hanno saputo compiere nel reparto di cardiochirurgia del politecnico di Catania. Il mio intervento è iniziato alle 15:30 ed è terminato alle 23.30. Una brutta storia, con un bel liete fine. Mi sembra giusto ringraziare il personale medico e paramedico dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani e del policlinico di Catania».