Carceri siciliane nel caos: aggressioni, rivolte ed evasioni

È emergenza sicurezza nelle carceri siciliane. A poche ore dall’aggressione di un infermiere da parte di un detenuto nel carcere di Piazza Lanza a Catania, si sono registrati altri tre gravi episodi in diverse strutture penitenziarie dell’isola. A denunciarlo è Calogero ‘Lillo’ Navarra, segretario regionale del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), che parla di una situazione “ormai fuori controllo”.

Il primo episodio, potenzialmente drammatico, si è verificato nel carcere di Enna, dove un detenuto straniero ha tentato la fuga. L’uomo è stato intercettato e bloccato dagli agenti all’interno del perimetro carcerario, evitando per un soffio una possibile evasione.

Più grave e preoccupante quanto accaduto a Caltanissetta, presso la Casa Circondariale, dove lo scorso sabato 10 maggio si è verificata una vera e propria rivolta. Alcuni detenuti del reparto di Media Sicurezza hanno dato il via a un’azione organizzata di protesta, barricandosi, danneggiando gli arredi e appiccando incendi. Secondo quanto riferito dal SAPPE, la sommossa sarebbe stata istigata da soggetti già noti per episodi simili in altre carceri, in segno di protesta per l’applicazione di una sanzione disciplinare a un altro detenuto.

A Trapani, infine, un altro grave episodio ha visto protagonista, suo malgrado, un agente di Polizia Penitenziaria. Mentre stava effettuando il controllo delle inferriate, è stato aggredito violentemente da un detenuto. L’agente ha riportato un trauma cranico e diverse ferite al volto, ed è stato trasportato d’urgenza in ospedale per le cure del caso.

Navarra, commentando questi accadimenti, chiede un intervento immediato del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: “La situazione nelle carceri siciliane è diventata insostenibile. Servono misure urgenti, strutturali e un ripensamento del regime custodiale aperto. La Polizia Penitenziaria non può più essere lasciata sola a gestire un’emergenza quotidiana.”

Pieno sostegno alle istanze degli agenti arriva dal segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che annuncia iniziative concrete: “Ci attiveremo presso il DAP affinché le legittime richieste dei nostri colleghi trovino risposta. È ormai evidente che la tensione nelle carceri siciliane è costante e che servono riforme immediate.”

Capece pone l’accento anche sulla necessità di occupare i detenuti in attività lavorative: “Lavorare in carcere significa ridurre l’ozio, contribuire alla rieducazione del condannato e aumentare la sicurezza di tutti. Chi impara un mestiere ha il 98% di possibilità in meno di tornare a delinquere.”

Infine, il leader nazionale del SAPPE rilancia la proposta di dotare gli agenti penitenziari del taser come strumento di difesa e controllo: “Bisogna mettere fine alla lunga stagione dello smantellamento della sicurezza nelle carceri. La priorità non può essere l’affettività dei detenuti, ma la tutela dell’incolumità di chi lavora ogni giorno dietro le sbarre.”

In attesa di risposte concrete, il grido d’allarme degli agenti della Polizia Penitenziaria siciliana non può essere ignorato. La sicurezza dei penitenziari – e di chi ci lavora – è una questione che non può più essere rimandata.