Le norme non consentono il risarcimento. Con una nota dal consueto e asettico linguaggio burocratico con il quale la politica si lava la coscienza, il Ministero della politiche agricole (dipartimento della pesca) ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dall’armatore del peschereccio mazarese Aliseo, mitragliato lo scorso 6 maggio dai militari della Guardia Costiera Libica nelle acque al largo di Misurata.

Per il ministero “fu un atto di pirateria” e nella nota del direttore generale del ministero Riccardo Rigillo si chiarisce che questa fattispecie, appunto l’atto di pirateria, non rientra tra i casi indicati dal decreto 137 del 2020 che prevede i ristori economici. A nulla vale la considerazione che la motovedetta che mitragliò il peschereccio mazarese era una tra quelle che l’Italia donò alla Libia per fermare i migranti.

A rendere nota la notizia, gli stessi armatori, Giuseppe e Giacomo Giacalone. Il peschereccio è già tornato in mare. Al comando non c’è, però, il comandante, Giuseppe Giacalone, rimasto lievemente ferito nell’attacco, che ha deciso, per il momento, di non tornare in mare. Gli armatori hanno diffuso una lettera dopo avere ricevuto il “no” alla loro richiesta da parte del ministero. “Il diniego è stato giustificato con risoluzioni, motivazioni, e spiegazioni che hanno del ridicolo solo a leggerle. Chiediamo una seria disamina dei fatti, dei verbali, della vicenda”.

Il motopesca fu abbordato e i militari di Tripoli salirono a bordo con l’intento di sequestrare barca ed equipaggio. Tutto questo sotto agli occhi della Marina militare italiana, la cui presenza probabilmente dissuase i libici che alla fine lasciarono andare il peschereccio.