C’è tanta rabbia in Francia.
E no, non perché Emily in Paris – famosa serie TV con Lily Collins – si è trasferita a Roma.
C’è rabbia perché il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha creato un vero e proprio Caso di Stato per la serie spostata in Italia.
Niente di sbagliato, si potrebbe dire.
Certo, le Serie TV possono rappresentare un’economia importante per un Paese, soprattutto se comportano tanto turismo.
Una causa giusta… se solo la Francia non avesse altro a cui pensare.
A cosa, ad esempio?
A quell’esplosione di una panetteria a Parigi, avvenuta il 12 gennaio del 2019.
Un’esplosione che ha cambiato la vita di tanti.
Le vittime furono quattro: due vigili del fuoco, una ragazza francese e una turista spagnola.
Un’esplosione che, in realtà, ha coinvolto circa cinquecento persone: le famiglie delle vittime, le quattro persone rimaste gravemente ferite (tra cui la trapanese Angela Grignano) e chi ha perso la casa e il lavoro.
Ma perché ci si concentra su questa esplosione? Perché sono passati quasi sei anni e le cinquecento persone coinvolte aspettano ancora oggi di sapere la verità.
E non esiste nessuno processo, nessun risarcimento.
L’incidente, in verità, è stato quotato quasi 420 milioni di euro.
Tempo fa, poi, era stata promessa l’erogazione dei primi venti milioni di euro che, però, non sono mai arrivati.
«Non siamo solo vittime di un’esplosione – aveva detto, un anno fa, Angela – ma anche di un’ingiustizia».
Perché tutti i responsabili fanno “scaricabarile” sugli altri.
Ad esempio, il Comune di Parigi accusa l’azienda del gas.
«Tutti hanno una colpa – aveva detto la giovane Angela -. Il Comune, l’azienda che si occupa della manutenzione, l’azienda che si occupa delle condutture idriche».
Insomma, tanti responsabili, tante promesse, nessun processo e nessun risarcimento.
E intanto Angela Grignano, a distanza di quasi sei anni, lotta ancora e affronta operazioni sicuramente non facili.
E la rabbia che prova è tanta. Perché, tra le altre cose, sta assistendo a questo Caso di Stato di Emily in Paris proprio da Parigi, dove si trova in questo momento per alcune operazioni chirurgiche.
È stata proprio Angela a commentare questa situazione.
«Mentre il Presidente Macron litiga con l’Italia per Emily in Paris,
sono 6 anni che io, gli altri feriti rimasti invalidi, le famiglie dei 4 morti compresi gli orfani, e tutte le altre vittime coinvolte nell’esplosione di gas nel cuore di Parigi il 12 gennaio del 2019, attendiamo di avere giustizia e di avere un risarcimento – ha scritto Angela su Facebook -.
Sono 6 anni che aspettiamo la data di un processo, mai comunicata, che veniamo maltrattati da un’assicurazione che cerca di non quantificare i miei danni morali perché mi trucco ed esco come una ragazza normale, quindi sto bene.
In questi sei anni ho superato nove interventi, l’ultimo dodici giorni fa e sto per affrontare il decimo nel tentativo di ridare dignità e stabilità ad un corpo che fino all’11 gennaio 2019 era sano.
Una gamba martoriata e i sogni di una carriera nel settore dello spettacolo e nella danza infranti a causa di una negligenza sul lavoro durata quattro anni.
Scusatemi ma sono arrabbiata – continua Angela -.
Mentre io cerco di rimanere a galla lottando con le unghie e con i denti per cercare di ottenere giustizia, il Presidente Macron è occupato con Emily, ma prima ancora era occupato con le Olimpiadi e prima ancora non lo so e non mi interessa.
Caro Presidente Macron, io e le altre vittime attendiamo di ricostruire la nostra vita, senza elemosinare niente, stretti gli uni agli altri e seppur stanchi, avanziamo a testa alta e con determinazione».
Angela, però, continua a lottare e chiede l’aiuto di tutti, tra cui il Governo Italiano. Un Governo Italiano che, in questi cinque anni, non si è mai occupato pienamente della situazione. E non si tratta di Governi di Sinistra, Destra o Centro. Perché in questi cinque anni, di Governi ne sono succeduti tanti. E non tutti seguivano la stessa linea politica.
«Vorrei che lo Stato italiano – scrive Angela – lottasse con me, che facesse la sua parte nel pretendere giustizia per una figlia italiana rimasta invalida a soli 24 anni senza nessuna colpa, o forse una sola: quella di avere sogni troppo grandi!».
E forse, i presupposti per un Caso di Stato ci sono.
E no, Emily in Paris che si è trasferita in Italia non è un Caso di Stato.
Chiara Conticello