di Mario Torrente
La Festa di Santa Lucia è una ricorrenza molto sentita che, andando oltre i buoni sapori della tavola tra arancine e cuccia, porta indietro nel tempo. A Trapani, nella chiesa di San Francesco, è custodita una bellissima statua di Santa Lucia che racconta secoli di devozione e tradizione popolare.
Anticamente questa meravigliosa immagine si trovava nella chiesa di Santa Lucia , in via Sant’Anna, accanto all’attuale Archivio di Stato. Una curiosità: nel pavimento di questa chiesa c’era la rappresentazione maiolicata della città di Trapani, oggi conservata al museo Pepoli, dove viene raffigurata la pesca del corallo. A quanto pare, la chiesa di Santa Lucia venne costruita in pieno medioevo dai pescatori corallini che si insediarono in questa parte della città dopo l’ampliamento verso Ponente scattato nel 1286 con re Giacomo.
Ma nei primi del 900 la statua di Santa Lucia venne trasferita nella chiesa dell’Epifania, in piazza Generale Scio, accanto all’ex convento dei Cappuccini, dove veniva venerata dai trapanesi durante i festeggiamenti del 13 dicembre. Da qui l’equivoco di confondere la chiesa di Santa Lucia con quella dell’Epifania, oggi purtroppo lasciata in condizioni di abbandono. Anche la chiesetta di via Sant’Anna, non è più un luogo di culto. Eppure si tratta di due autentici tesori che pulsano di storia trapanese da ogni angolo, che potrebbero essere valorizzate per come meritano.
Della antica chiesa di Santa Lucia, che a quanto pare risale al 1300, resta il suo portone d’ingresso che guarda verso la via dei Corallai e la chiesa di San Francesco, dove si trova la statua di Santa Lucia, considerata la protettrice della vista e la patrona di tutti coloro che hanno problemi agli occhi. Tra l’altro, il culto per la Santa a Trapani era molto radicato, soprattutto da parte dei pescatori di corallo. Ed una lapide del 1630 all’interno della biblioteca Fardelliana (che originariamente era la chiesa di San Giacomo), ricorda proprio una pesca straordinaria che i corallini trapanesi attribuirono a Santa Lucia.
La tradizione vuole poi che nella giornata del 13 dicembre non si mangi né pane e né pasta, ma bensì cuccia. Sembra che questa usanza arrivi in Sicilia dal culto greco, restando anche durante la dominazione araba, arricchita da ricotta, legumi e diversi aromi. È una portata molto semplice, che viene preparata il giorno di San Lucia. Si narra che nel 1600 durante una carestia, con la popolazione disperata e affamata, ormai allo stremo, entrò nel porto di Siracusa (di cui è patrona la Santa, che secondo la leggenda sarebbe nata proprio a Siracusa) una nave carica di frumento. Il che venne interpretato con un miracolo. E tanta era la fame che il grano non venne macinato ma subito bollito e mangiato. Ecco perché il 13 dicembre non si mangia né pasta e né pane. Ma cuccia. In onore di Santa Lucia.
Ma da un cibo che ricorda un momento di fame e carestia, la cuccia per l’appunto, ai giorni nostri si è passati, invece, ad una giornata all’insegna dell’abbondanza ed ai buoni sapori della gastronomia con le squisite arancine, preparate ad arte e maestria condite con ragù, prosciutto, spinaci, pistacchi, mortadella, spek, melanzane e tanti altri ingredienti. Spaziando così per i buoni sapori custoditi in questa “deliziosa” pallina che sa di Sicilia e che viene accostata alla ricorrenza di Santa Lucia.
Ma la data del 13 dicembre è anche legata al periodo con le giornate più corte dell’anno, quelle con meno ore luce. La tradizione popolare associa infatti il giorno più corto dell’anno non al 21 dicembre, e quindi al solstizio d’inverno, ma al 13 dicembre, la ricorrenza di Santa Lucia, che sta a significare luce, derivando dal latino lux. E questo è il periodo che da sempre segna un momento di passaggio con le giornate che, dal solstizio d’inverno in poi, torneranno ad allungarsi, con sempre più luce durante il giorno.
Restando a Trapani, infine, c’è da dire che la ricorrenza di Santa Lucia rappresenta un valido pretesto per ricordare le condizioni, di degrado e abbandono, in cui continua a versare, ormai da molti anni, la chiesa dell’Epifania. Come detto in precedenza, questo edificio di culto per un po’ è stato la “casa” trapanese della statua di Santa Lucia, oggi custodita a San Francesco.
La chiesa dell’Epifania di Trapani, conosciuta anche come chiesa di Santa Lucia o dei Cappuccini, è una delle più antiche della città, che per lungo tempo rimase fuori le fortificazioni murarie e circondata dal mare e dai bassi fondali. Il racconto della sua storia ci porta indietro nel tempo, al primo insediamento trapanese, quando la zona ad ovest era un insieme di scogli ed isolotti. In uno di questi isolotti sorgeva il convento dei Cappuccini, l’attuale Principe di Napoli, e affianco c’era la chiesetta dell’Epifania, arrivata ai giorni nostri in pessime condizioni nonostante il suo alto valore storico.
Al suo interno, in un contesto di desolazione e sporcizia che rappresenta, in tutto e per tutto, un’offesa al patrimonio culturale e religioso della città, c’è ancora un’antichissima lipsanoteca che risale al 1600. La struttura in legno si trova nell’altare centrale e conteneva 29 reliquiari.
La chiesa dell’Epifania venne chiusa al culto nel 1995 e molte delle opere che si trovavano al suo interno, ciò che si poteva trasportare, nel 1999 vennero portate nella vicina chiesa di San Francesco, tra cui, per l’appunto, l’immagine di San Lucia, che in origine si trovava nella chiesa antistante la via dei Corallai.
La chiesa, così come l’attiguo ex convento dei Frati Minori Cappuccini, risale al 1600 ed appartiene al Comune di Trapani. Si tratta di un autentico gioiellino, dove sono custoditi secoli di storia e fede trapanese, che da decenni attende di essere recuperato. Ma al momento non c’è traccia di un progetto di restauro, nonostante il suo altissimo potenziale. Sicuramente potrebbe andare ad arricchire l’offerta turistica del territorio, ma sopra ogni altra cosa la sua sistemazione permetterebbe di restituire questo “luogo del cuore” alla comunità trapanese legato anche alla devozione per Santa Lucia.
Una buona notizia è invece arrivata di recente per la chiesa di Santa Lucia di via Sant’Anna, che nelle scorse settimane è stata concessa dalla Curia al Ceto dei metallurgici Gruppo sacro L’Arresto della processione dei Misteri. In questo modo potrà tornare ad essere fruibile alla cittadinanza grazie alle attività dell’associazione ed alle iniziatiche che si potranno tenere all’interno dello storico edificio. “Questa chiesa – ha spiegato Nino Barone – si connette indissolubilmente alla processione dei Misteri in quanto nel dopoguerra furono accatastati al suo interno i rottami dei gruppi scultorei danneggiati dagli eventi bellici. Fu proprio in questa chiesa che l’ultimo maestro della tela e colla, ossia Giuseppe Cafiero, ricostruì parte del gruppo “Gesù nell’orto di Getsemani”.
L’interno della chiesa delll’Epifania