Operazione antimafia ad Agrigento, cinquantuno indagati

Carabinieri

Operazione antimafia ad Agrigento dove, all’allba di oggi, i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali emessa dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di 51 indagati. Per 36 è stata disposta la misura cautelare in carcere. Gli altri 15, invece, sono finiti ai “domiciliari”. Gli investigatori hanno ricostruito l’organigramma e le attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento- Villaseta, capeggiate – secondo la tesi accusatoria – da Fabrizio Messina di 49 anni e Pietro Capraro di 39 anni. Ma soprattutto dall’attività di indagine sarebbe emerso che l’organizzazione, nonostante i colpi subiti, continuava a disporre di ingenti risorse economiche e di potenziale bellico. I carabinieri, infatti, hanno sequestrato un arsenale composto da numerose armi e munizioni tra cui una bomba a mano e una pistola mitragliatrice calibro 9. Estorsioni, danneggiamenti, ma anche una lucrosa attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’operazione, i militari dell’Arma hanno, infatti, sequestrato oltre 100 kg di hashish, nonché 6 kg di cocaina. I componenti sodalizio, inoltre, costringevano i titolari di ditte che si erano aggiudicate gare d’appalto ad assumere, come operai, persone a loro legate da vincoli di parentela, ovvero uomini di loro fiducia. Il titolare di un esercizio commerciale di Agrigento, invece, era costretto a sborsare mensilmente la somma di 1.000 euro per scongiurare ritorsioni. Ritorsioni che venivano perpetrate con attentati incendiari o con l’uso di armi. Colpi di pistola sarebbero stati esplosi contro la porta d’ingresso di una abitazione di un uomo che aveva litigato con il figlio di uno degli indagati.