Quello che mi ha sempre incuriosito, sin da quando bambino correvo il lunedì mattina in edicola a comprare La Gazzetta, era ed è leggere i tabellini del campionato di Serie C. Un nome che mi è rimasto in testa, forse affascinato dalla lunghezza e dalla stranezza, Acquapozzillo. Fino al 1972 ha rappresentato calcisticamente Acireale. Salvo poi cambiare identità e assumere definitivamente la denominazione cittadina. Ho scoperto più tardi che l’acqua di Pozzillo rappresentava una fonte minerale leggermente alcalina, fonte irrimediabilmente chiusa alla fine degli anni novanta.
Il primo dato da consultare era ed è quello degli spettatori presenti, soprattutto paganti. L’incasso, con l’esercito o la pattuglia degli abbonati, dava e fornisce ancora la temperatura della popolarità e dell’interesse, con sfaccettature obbligate. Regione, città, comune. Area di sviluppo, di coesione sociale, di PIL locale. Condizione degli impianti.
Sin da quei lontani anni settanta mi catturava la sostanziale differenza di passionalità. Il girone più settentrionale pativa la vicinanza geografica di club come Juventus, Inter, Milan, Bologna, Fiorentina, Sampdoria, Atalanta, Brescia all’epoca stabilmente nel circus professionistico. La contemporaneità (tutti in campo la domenica) strangolava impianti e presenze nelle province del nord. Nel sud si apriva un mondo. Affamati di pallone, di eroi, di imprese. La promozione in Serie B un evento epocale. E stadi, non certo gioielli di architettura, comunque invasi da famiglie. Napoli, Bari, Palermo non costituivano ostacoli alla crescita di realtà locali.
Stamani, come ogni lunedì mattina, La Gazzetta stavolta online ha fatto nuovamente ordine nella mia ricerca oramai cinquantennale. Quattrocento paganti a Crema, quattrocentoottantaquattro per 90 minuti di Milan Futuro, quattrocentoquarantasei a Lucca per un gruppo in disarmo, novemila ad Avellino per una quasi promozione, settecentoquarantatre a Trapani. E il canto si è fermato. Accompagnato da immagini che censurano la gestione di un terreno, quello del Provinciale, inadatto a ospitare ambizioni, a cullare emozioni.
Chi paga pretende che il teatro sia adeguato allo spettacolo. E gli applausi sgorgheranno da una sorgente cristallina e rigenerante.
Marco Civoli