La tensione alle carceri di Trapani resta altissima dopo la protesta dei giorni scorsi, quando circa un centinaio di detenuti del reparto Mediterraneo si sono rifiutati di rientrare nelle celle. Una manifestazione di dissenso che, secondo i sindacati di categoria, rappresenta un chiaro campanello d’allarme da non ignorare.
I detenuti chiedevano un confronto diretto con il magistrato di sorveglianza e il provveditore regionale, per esprimere il proprio disagio. Per evitare che la situazione degenerasse, è stato necessario richiamare d’urgenza tutti gli agenti liberi dal servizio, impegnati a supporto dei colleghi presenti. Solo dopo lunghe ore di trattative si è riusciti a riportare la calma, ma il clima di tensione resta intatto.
Le organizzazioni sindacali denunciano un quadro drammatico: sovraffollamento, carenza cronica di organico e condizioni strutturali precarie rendono la casa circondariale di Trapani un luogo ad altissimo rischio. Durante la protesta, gli agenti di Polizia Penitenziaria sono stati costretti a turni estenuanti, lavorando oltre 18 ore consecutive, dalle 8:00 del mattino fino alle 2:00 del giorno seguente, sacrificando tempo personale e familiare in nome della sicurezza.
“È inaccettabile – si legge in una nota congiunta – che in uno Stato di diritto il personale sia costretto a operare in condizioni così estreme, senza supporto né riconoscimento. Quanto accaduto non può più essere considerato un episodio isolato, ma è il sintomo evidente di un sistema penitenziario in profonda crisi, dove il prezzo più alto lo pagano gli operatori in uniforme.”
Le sigle sindacali chiedono interventi urgenti, concreti e strutturali per garantire condizioni di lavoro dignitose, sicurezza e rispetto per chi ogni giorno assicura l’ordine negli istituti penitenziari. Critiche anche all’Amministrazione Penitenziaria e alla Politica, accusate di aver progressivamente disatteso l’impegno verso il benessere del personale.