Il commercio è in affanno e attraversa un grave momento di crisi. Per dare ossigeno alle attività non bastano più gli strumenti tradizionali come i saldi, che in Sicilia terminano la prossima domenica il 15 settembre. Nei saldi estivi, si è registrato in Italia un calo di circa il 10 per cento, e quindi, a settembre, molti negozi in franchising, catene commerciali e piccoli esercenti si inventano nuovi modi per attirare la clientela come la formula “back to” o “back to school”, ispirata al rientro al lavoro o a scuola, con l’obiettivo di aumentare il fatturato ma in realtà l’unico risultato è quello di abbassare ancora di più i margini di guadagno.
“L’analisi dei numeri spesso cela delle verità scomode – commenta Giovanni Felice, presidente di Confimprese Palermo -che nessuno vuole vedere. Il saldo delle imprese a livello nazionale a dicembre 2023, rispetto al 2022 è stato negativo per 31.718 attività di cui 27.989 nel commercio. Un dato negativo che va approfondito. (I dati sono ricavati da Unioncamere).
Il “saldo” è la differenza tra chi apre e chi chiude i battenti ed è – dichiara Felice – l’analisi del dato di quanti sono quelli che chiudono, che non ce la fanno, che mette i brividi, che ha le dimensioni di un’ecatombe che non è solo finanziaria ma anche umana e sociale.
Secondo la società iCRIBIS nel 2023 hanno chiuso i battenti in Italia 313.858 imprese circo 860 al giorno domeniche e festivi inclusi. Si stima che circa 46.000 siano attività commerciali. In questo stock c’è una parte di storia del nostro Paese, c’è tanto di quel commercio sotto casa che era, ed in parte lo è ancora, luogo di aggregazione sociale e chissà quanto questo mutamento non sia tra le cause della diminuita sicurezza delle nostre città e dei centri storici.
La situazione a Palermo (elaborazione Confimprese su dati Unioncamere)
Nel 2023 a Palermo, le imprese sono cresciute di 561 unità di cui 165 unità nel settore attività dei servizi alloggio e ristorazione, mentre il commercio ha registrato una flessione di 159 aziende.
“Il dato che riguarda le aziende cessate – continua il presidente di Confimprese Palermo – è pari a 3.710. Noi abbiamo modo di ritenere che sono un migliaio quelle che riguardano il commercio e circa 200 gli esercizi di somministrazione. Questi numeri dimostrano, che anche davanti ad un saldo positivo il numero di chiusure è rilevante così come lo è il pesante strascico che queste chiusure comportano.
Inoltre – continua– nessuna statistica ci dice quante sono le aziende storiche o note che chiudono magari sostituite dai minimarket nati nelle zone della movida per vendere prodotti alcolici a basso costo.
Abbiamo voluto esaminare le istanze che riguardano commercio e somministrazione presentate al SUAP nel mese di agosto. È chiaro – afferma il numero uno di Confimprese- che non rappresenta nessun dato di valore scientifico, ma a nostro avviso è indicativo di come si stanno evolvendo il commercio e le attività legate al turismo in città.
Il primo dato che mi ha impressionato – insiste il presidente- è che ci sono ben 13 comunicazione di attività extra alberghiera a fronte di una sola cessazione e di un subingresso. Per le attività di somministrazione, le segnalazioni certificate di nuove aperture sono state 8 contro le dieci attività che hanno deciso di non riaprire dopo le ferie. Nel commercio ci sono 35 nuove aperture, ma sono presenti molte attività di vendita per asporto, minimarket nelle zone a ridosso della movida che, probabilmente venderanno bevande alcoliche a basso prezzo mentre tra le chiusure sono presenti alcune attività che apparentemente utilizzavano sistemi di vendita che sembravano non avere problemi come i negozi “tutto ad un €uro” oppure insegne che vendevano accessori e profumerie note proprio alla clientela per la vendita di prodotti riconoscibili e di nicchia. Le chiusure nel commercio, nel mese di agosto, sono state 25”.
Anche il commercio su aree pubbliche risente di questo elemento: infatti, le 4 nuove aperture riguardano autorizzazioni itineranti da svolgere con mezzi attrezzati per la somministrazione, sono 3 le cessazioni che riguardano i mercatini settimanali, e 4 subingressi fatti da un unico operatore.
La politica all’incontrario.
“In questa situazione – conclude il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia – occorrerebbero delle misure di incentivazione e di sostegno per le piccole e microimprese messe sotto assedio da attività che nulla hanno a che vedere con un’idea di sviluppo e di coesione sociale. Tendenza confermata dalla tipologia di domande presentate magari attraverso misure che per dirla come descritto nella legge sulla concorrenza del 2023 abbiano come obiettivo la “salvaguardia della sicurezza o delle caratteristiche commerciali specifiche dei centri storici o di delimitate aree commerciali. Per tali finalità, le regioni, le città metropolitane e i comuni possono, senza discriminazioni tra gli operatori, disporre limitazioni all’insediamento di determinate attività commerciali in talune aree o l’adozione di misure di tutela e valorizzazione di talune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale, anche tramite costituzione di specifici Albi”. Invece, adottiamo provvedimenti legislativi che vanno nella direzione opposta, come ad esempio la normativa regionale che ha aumentato i limiti dimensionali degli esercizi di vicinato mentre manca il sostegno alle attività economiche che sono passate attraverso una pandemia economica e finanziaria”.